Bruxelles – A marzo i tempi per fissare un price-cap sul gas a livello comunitario non erano maturi, già allora “abbiamo proposto un meccanismo di limitazione dei prezzi, ma a quel tempo non siamo riusciti a trovare le maggioranze”. Ora, per Ursula von der Leyen è arrivato il momento giusto per avanzare la proposta dal momento che la visione sulla necessità di fissare un tetto al prezzo del gas “è molto più ampiamente condivisa” dagli Stati membri dell’Ue. Non tanto maturi, però, da proporre nell’immediato un ‘price cap’ su tutto il gas importato, su cui gli Stati Ue sono ancora divisi.
E’ da Strasburgo, dove è in corso la plenaria dell’Europarlamento, che la presidente della Commissione europea ha svelato oggi (18 ottobre) i dettagli del nuovo pacchetto Ue contro il caro energia, una proposta di regolamento di emergenza del Consiglio con una serie di misure per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia e prepararsi all’inverno con forniture di gas affidabili, basato su tre pilastri: interventi per contrastare l’aumento dei prezzi del gas come un ‘price cap’ dinamico per le transazioni sulla principale borsa del gas di Amsterdam, in attesa di un nuovo parametro complementare al Ttf solo per il Gnl; una base giuridica per avviare nell’effettivo (e rendere obbligatori) gli acquisti congiunti di gas da parte delle imprese europee e nuove regole di solidarietà tra gli Stati membri di fronte al rischio di tagli all’approvvigionamento. La proposta – che sarà alla base del confronto tra i capi di Stato e governo Ue riuniti giovedì e venerdì a Bruxelles al Consiglio europeo – prevede inoltre l’estensione del quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato (che la Commissione Ue dovrebbe proporre entro fine mese) per sostenere le imprese di fronte al caro energia e l’idea di emendare il regolamento del piano ‘REPowerEu’ per reindirizzare fino a 40 miliardi di euro dai fondi inutilizzati del periodo 2014-2020 per sostenere famiglie e imprese di fronte alla crisi.
Nucleo centrale del piano della Commissione è la parte di interventi per ridurre i prezzi in aumento del gas, trainati anche dalle tensioni geopolitiche con la Russia. La Commissione Ue ammette nella comunicazione che la principale borsa del gas dell’Ue, il Ttf di Amsterdam, non riflette più la realtà del mercato, dal momento che sempre più Stati membri dipendono da forniture di gas naturale liquefatto (non in arrivo da gasdotti, su cui si basa invece il mercato olandese). “Il benchmark Ttf è stato progettato principalmente per gasdotti, ma sappiamo tutti che questo mercato è cambiato radicalmente”, ha spiegato von der Leyen in conferenza stampa. Per questo, Bruxelles lavora per sviluppare un nuovo parametro di riferimento dei prezzi che sia “complementare” al Ttf, non quindi alternativo, solo per il gas naturale liquefatto, che secondo le stime dovrebbe essere pronto entro marzo 2023, in tempo per la nuova stagione dei riempimenti delle riserve. Al nuovo indice per il Gnl lavorerà e sta già lavorando in questi mesi l’ACER.
Nel frattempo, come interventi di emergenza e temporanei, propone di introdurre un limite temporaneo e dinamico, ovvero un ‘cap’ dinamico e non fisso sui prezzi del gas sulla borsa olandese, da attivare solo in ultima istanza e “quando necessario”, si legge nella comunicazione, in cui non viene precisato nei fatti quando il meccanismo dovrebbe diventare operativo. Ad ogni modo, il limite dinamico non consentirà transazioni sul Ttf che siano superiori al prezzo che dovrà essere stabilito per il limite dinamico. “Ciò contribuirà a evitare un’estrema volatilità e prezzi eccessivi”, sostiene Bruxelles. In conferenza stampa, la leader tedesca ha precisato solo che il tetto dinamico in questione dovrebbe essere “abbastanza flessibile per assicurare le forniture all’Ue” e “abbastanza alto” per il funzionamento del mercato, ma anche sufficientemente “ampio da coprire gli altri benchmark nell’Unione europea”, ma non ha precisato quando ritiene che sia necessario attivarlo. Sebbene non ci sia una vera e propria proposta nel pacchetto, Bruxelles tiene inoltre ancora aperta la porta all’idea di fissare un tetto temporaneo al prezzo del gas usato per la produzione di energia elettrica, su cui sono di fatto contrari diversi Stati membri compresa l’Italia perché la differenza di prezzo andrebbe finanziata con risorse nazionali.
Von der Leyen ha chiarito però che questa tipologia di ‘cap’ applicato già in Spagna e Portogallo ha contribuito a ridurre “i prezzi dell’elettricità” e per questo la Commissione europea ritiene “che meriti di essere preso in considerazione per l’introduzione a livello di UE”. Bruxelles sta quindi studiando i dati ma è convinta che possa valere la pena approfondire la questione e “vedere come possiamo renderla operativa a livello di Unione europea”. Il tema sarà senza dubbio sul tavolo dei leader Ue al Vertice, dove emergeranno le fratture tra gli Stati come la Germania che ha spazio fiscale per finanziare misure nazionali di sostegno e chi, come l’Italia, non intende farlo.
Il secondo pilastro del piano riguarda gli acquisti congiunti di gas, dopo il lancio della piattaforma europea di acquisti congiunti lo scorso 7 aprile ma mai entrata realmente in attività. La Commissione europea propone una base giuridica per l’avvio degli acquisti comuni di gas, con la partecipazione obbligatoria delle imprese degli Stati membri per soddisfare “almeno il 15 per cento dei rispettivi obiettivi di riempimento dello stoccaggio”. Le imprese potranno formare un consorzio europeo di acquisto di gas, “nel rispetto delle regole di concorrenza dell’UE”, si legge nella comunicazione. In ultimo, vengono introdotte regole predefinite di solidarietà tra gli Stati membri in caso di carenza di approvvigionamento del gas (ad oggi, secondo i dati di Bruxelles, ci sono almeno 11 Stati membri che hanno subito totali o parziali tagli alle forniture da parte della Russia), estendendo l’obbligo di solidarietà agli Stati membri “senza collegamento diretto di gasdotti per coinvolgere anche quelli con impianti GNL”. Al momento, sottolineano fonti di Bruxelles, ci sono solo 6 accordi di solidarietà in essere tra gli Stati membri (tra: Italia-Slovenia, Germania-Austria, Estonia-Lettonia, Lituania-Lettonia, Finlandia-Estonia), mentre l’esecutivo comunitario punta ad averne molti di più. Nel pacchetto, e nell’ottica di fissare un ‘cap’ dinamico sul prezzo del gas che potrebbe fare aumentare la domanda, la Commissione non esclude che si debba considerare una ulteriore riduzione della domanda di gas oltre il 15 per cento già stabilito dai governi, si dice “pronta ad attivare l’allerta UE o rivedere tali obiettivi se le misure attuali si rivelano insufficienti”.
Nel quadro delle nuove misure anti-crisi, Bruxelles ha dichiarato infine di voler ridistribuire parte dei fondi strutturali dell’Ue, tra cui i fondi di inutilizzati dal precedente bilancio dell’UE (2014-2020), per sostenere famiglie e imprese contro il caro energia approfittando dei negoziati in corso tra Parlamento e Consiglio Ue sul piano REPowerEu contro la dipendenza energetica da Mosca. I governi potrebbero utilizzare fino a 40 miliardi di euro di tutti i fondi strutturali 2014-2020, compresi i fondi di coesione, non utilizzati e rimpiegarli per sostenere le piccole e medie imprese colpite da prezzi elevati dell’energia, consumo energetico delle famiglie vulnerabili e schemi di lavoro a orario ridotto. In concreto, per rendere possibile la redistribuzione dei fondi, la Commissione europea dovrà approvare un emendamento al regolamento del piano ‘REPowerEU’, presentato dalla commissione per lo Sviluppo regionale (Regi) del Parlamento europeo, nel quadro dei negoziati in corso sul piano.
In quanto regolamento del Consiglio, la proposta deve essere approvata a maggioranza qualificata dagli Stati membri (non quindi all’unanimità) e senza il passaggio in Parlamento europeo.