Bruxelles – Ridurre i rifiuti da imballaggio, aumentando il contenuto riciclato dei prodotti e fissando obiettivi di riuso. La Commissione europea ha presentato ufficialmente oggi (30 novembre) a Bruxelles la proposta di regolamento per modificare la direttiva attualmente in vigore sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi (risalente al 1994, ma già modificata nel 2018), con l’obiettivo per gli Stati membri di ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite del 5 per cento entro il 2030 e del 15 per cento entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018.
Nelle scorse settimane, una bozza fatta circolare a Bruxelles e negli stati membri della proposta di regolamento ha fatto preoccupare l’industria italiana al punto da fare pressione a Bruxelles per presentare criteri meno stringenti. Ed è proprio all’Italia che dalla conferenza stampa di presentazione del pacchetto che il vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, si è rivolto in italiano per rassicurare del fatto che se “l’obiettivo è diminuire i rifiuti degli imballaggi, allora il riuso degli imballaggi è uno dei modi migliori per raggiungerlo”, sottolineando i benefici ambientali del riutilizzo. Il vicepresidente ha aggiunto che “non tutte le pratiche di riciclo funzionano davvero bene, ma il riuso non è in competizione con il riciclo, abbiamo bisogno di entrambi, come di più impianti per il trattamento dei rifiuti”. Ha chiarito che “nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti”, riconoscendo “che in Italia moltissimo è stato fatto, noi vogliamo si faccia ancora di più, non di meno”.
Senza alcuna azione, l’Unione europea stima un ulteriore aumento del 19 per cento dei rifiuti di imballaggio entro il 2030, e per i rifiuti di imballaggi in plastica addirittura un aumento del 46 per cento. Gli imballaggi rappresentano il 36 per cento dei rifiuti solidi urbani. Nello specifico, la proposta – che può ancora subire modifiche in sede di negoziato tra i co-legislatori di Consiglio e Parlamento – fa leva su quattro linee di intervento: sul riutilizzo dei contenitori con obiettivi minimi per le aziende; sul vietare gli imballaggi considerati ‘non essenziali’ (come gli imballaggi monouso per shampoo degli hotel o altri imballaggi monouso in ristoranti e caffè); progettare entro il 2030 tutti gli imballaggi in modo che siano riciclabili al 100% e introducendo tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica.
La parte più controversa è quella che riguarda il riutilizzo degli imballaggi, con obiettivi minimi per le aziende. Ad esempio, entro il 2030, il 20 per cento ed entro il 2040 l’80 per cento delle bevande fredde e calde dovrà essere riempito in un contenitore che fa parte di un sistema di riutilizzo; i rivenditori di birra, dovrebbero vendere il 10 per cento dei loro prodotti in contenitori ricaricabili entro il 2030 e il 20% entro il 2040. Per i piatti pronti da asporto dei ristoranti, gli obiettivi sarebbero del 10 per cento nel 2030 e del 40 per cento nel 2040. Il 10 per cento degli imballaggi e-commerce per il trasporto dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 50 per cento entro il 2040. Tutti gli imballaggi riutilizzabili avranno una etichettatura per aiutare i consumatori a fare scelte informate. Quanto al contenuto riciclato negli imballaggi di plastica, la proposta prevede per le bottiglie per le bevande gli obiettivi minimi del 30 per cento entro il 2030 e il 65 per cento entro il 2040.
Al fianco di queste proposte, la Commissione europea suggerisce agli Stati membri di adottare altre misure a livello nazionale per incoraggiare l’istituzione di sistemi di riutilizzo e di ricarica e adottare misure aggiuntive, come sistemi di deposito e restituzione degli imballaggi riutilizzabili, incentivi economici. L’iniziativa di revisione degli imballaggi è parte di un più ampio pacchetto legislativo sull’economia circolare adottato oggi che comprende anche un quadro politico per fare chiarezza per consumatori e industrie sulle plastiche biodegradabili, compostabili e biobased e una proposta di regolamento per un quadro normativo per i certificati di assorbimento del carbonio. La prima metà del pacchetto ‘economia circolare’ è stata presentata dalla Commissione lo scorso 30 marzo, con quattro iniziative specifiche: nuove norme per l’eco-progettazione dei prodotti, un piano di lavoro di transizione per gli anni 2022-2024 (fino a che le nuove norme non saranno in vigore) e due iniziative settoriali per due dei comparti su cui l’UE vuole intervenire prima possibile, l’industria tessile e i prodotti delle costruzioni. Timmermans in conferenza stampa si è detto fiducioso di riuscire a trovare un accordo tra istituzioni entro la fine della legislatura attuale, in scadenza a metà 2024.