Bruxelles – Non una tassa vera e propria, ma uno strumento di diplomazia climatica per alzare le ambizioni globali sulla riduzione delle emissioni. I negoziatori europei di Parlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto nella notte (13 dicembre) un accordo storico (e provvisorio) per tassare le emissioni di carbonio importate nella Ue, attraverso un meccanismo speculare e complementare al mercato europeo del carbonio, il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM).
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Una volta in funzione, il meccanismo obbligherà gli importatori ad acquistare certificati di CO₂, come fanno le industrie europee nel sistema europeo del carbonio, e porterà a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che ancora vengono rilasciate per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale. Il ‘Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere’ (CBAM) è uno dei fascicoli più importanti del ‘Fit per 55′, il pacchetto sul clima presentato a luglio 2021 dalla Commissione europea per abbattere le emissioni di CO2 del 55 per cento entro il 2030 come tappa intermedia per arrivare a zero emissioni nette entro la metà del secolo.
“Sono molto soddisfatto del raggiungimento di questo accordo”, ha esultato il ministro dell’Industria e del commercio della Repubblica Ceca, Josef Sikela, che ha definito il nuovo meccanismo “una parte cruciale della nostra azione climatica”. L’idea alla base dello strumento è quella di scoraggiare la tendenza delle imprese a delocalizzare la produzione fuori dall’Unione europea, in Paesi dove i vincoli ambientali e climatici sono meno stringenti. Nella sostanza, le aziende che importano dovranno dichiarare le emissioni legate al processo produttivo e, se queste superano lo standard europeo, acquistare un “certificato di emissione” al prezzo corrente di carbonio dell’Ue.
Settori coperti e dettagli ancora da definire
L’accordo prevede che il meccanismo si applichi in un primo momento ad alcuni settori a più alta intensità di carbonio: ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità e idrogeno, nonché le emissioni indirette (ovvero le emissioni che non avvengono nel processo produttivo in sé, ma attraverso l’utilizzo di energia elettrica generata con combustibili fossili). Il metodo di calcolo per le emissioni indirette, a quanto apprendiamo, deve essere determinato dalla Commissione UE in un atto legislativo separato.
L’accordo raggiunto nella notte prevede di renderlo operativo da ottobre 2023 ma con un periodo di transizione in cui le aziende che importano dovranno semplicemente comunicare i propri obblighi con l’obiettivo di raccogliere dati. I tempi per l’avvio effettivo del meccanismo dipenderanno dai colloqui di questa settimana sulla revisione del mercato del carbonio, altro fascicolo del ‘Fit for 55’ e complementare all’introduzione del CBAM: la Commissione Ue e gli Stati membri spingono per un’attuazione graduale del meccanismo in dieci anni a partire dal 2026, mentre l’Europarlamento chiede un’attuazione graduale tra il 2027 e il 2032.
Altro nodo che resta da sciogliere è la tempistica per ridurre le quote gratuite che attualmente vengono concesse alle industrie nell’Ets, che sarà definita solo dopo l’accordo sulla revisione del mercato del carbonio. Il Parlamento vuole interrompere tutte le assegnazioni gratuite già nel 2032, mentre il Consiglio spinge per mantenerle fino al 2036. Da venerdì 16 dicembre a domenica 18 dicembre si svolgerà il lungo negoziato finale a tre tra Parlamento e Consiglio, mediato dalla Commissione europeo, sul pacchetto del Fit for 55 che comprende la riforma dell’Ets, il CBAM e il fondo sociale per il clima (da finanziare con le entrate del secondo mercato del carbonio che la Commissione Ue punta a introdurre per trasporti ed edifici).
It was #CBAM night!! Congratulations to @EU2022_CZ @pcanfin @MChahim @EU_Taxud. Historical agreement to avoid carbon leakage. We support European industry and jobs promoting the green transition
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) December 13, 2022