Bruxelles – Una storia già vista in Italia e non solo. Dopo l’introduzione dell’euro, aumentano i prezzi dei beni di consumo in modo ingiustificato rispetto al reale tasso di conversione. Nel 2023 tocca alla Croazia – l’ultimo Paese membro dell’Ue a entrare nell’Eurozona – assistere a un periodo di stabilizzazione in cui i consumatori lamentano sensibili rincari rispetto a poche settimane prima, quando era in vigore la moneta nazionale. Ma per il governo guidato da Andrej Plenković si tratta di una vera e propria “truffa” che rischia di intaccare la scelta monetaria del Paese agli occhi dei cittadini, mentre deve affrontare una situazione complessa sul fronte dell’inflazione.
È per questo motivo che entro oggi (13 gennaio) tutti i prezzi dovranno tornare al valore di quelli precedenti rispetto all’introduzione della nuova valuta. “Alcuni degli attori si comportano in modo fraudolento, aumentando i prezzi e danneggiando i propri cittadini e l’economia”, ha attaccato il premier croato lunedì (9 gennaio) parlando con la stampa. Il tasso di conversione è stato fissato a 7,53450 kune per euro con la decisione del Consiglio Affari economici e finanziari del 12 luglio 2022. “Non voglio generalizzare, solo una parte ha approfittato del cambio per aumentare ingiustificatamente i prezzi nell’ambito dell’arrotondamento”, che “sarebbe prevedibile e non un grosso problema se fosse di pochi centesimi”. Tuttavia, come puntualizzato da Plenković, “non è la stessa cosa se l’arrotondamento per eccesso è del 10, 20, 30, 40 o 50 per cento in più“.
Basta un confronto prima e dopo il primo gennaio 2023 al bancone del bar per capire il livello di aumento dei prezzi. Come riporta La voce del popolo, in una città come Rijeka (Fiume) o Zagabria il prezzo medio di una tazzina di caffè è passato da 13 kune (1,73 euro) a 2 euro (15 kune), per un rincaro del 16 per cento. Dati confermati da Balkan Insight a Osijek (quarta città della Croazia), dove lo stesso bene prima del passaggio alla nuova valuta costava 8 kune (1,06 euro) ed è passato nel 2023 a 1,2 euro (9 kune, +13 per cento) o addirittura 1,5 euro (11 kune, +41 per cento). Lo stesso discorso si può fare su beni di consumo come pane, grano, latte e carne, dopo la pubblicazione dei risultati delle indagini condotte dall’Ispettorato di Stato: nei panifici è stato registrato un aumento dei prezzi di pane e prodotti da forno tra il 15 e il 30 per cento, per beni come carne di pollo e tacchino, acqua e uova mediamente del 13 per cento, mentre i servizi di ristorazione sono cresciuti fino al 43 per cento.
L’inflazione in Croazia
Oltre all’imposizione di sanzioni per pratiche commerciali sleali e per illecito – che possono arrivare a 26 mila euro – il ministro dell’Economia e dello Sviluppo Sostenibile, Davor Filipović, ha anticipato che il governo sta discutendo della possibilità di introdurre una lista nera di rivenditori e commercianti, che “renda pubblici i nomi di coloro che lavorano a scapito dei nostri cittadini, alimentando così l’inflazione”. È proprio questa una delle preoccupazioni maggiori per il governo croato, in particolare considerati i dati del novembre 2022. Se nell’Eurozona il tasso di inflazione annuale si è ridotto di mezzo punto – scendendo dal 10,6 al 10,1 per cento – per la Croazia è successo l’esatto opposto, con una crescita ulteriore al 13,5 per cento (+0,3 rispetto al mese precedente). Due punti percentuali in più rispetto all’Italia, con le pressioni al rialzo esercitate soprattutto dai prezzi di prodotti alimentari ebevande analcoliche (19,2 per cento), di ristoranti e alberghi (17), di alloggi e utenze (16,5) e dei trasporti (13,3).
A cercare di gettare acqua sul fuoco è stata la Banca Centrale Europa (Bce), che nel suo ultimo bollettino ha inserito un capitolo specifico sulla situazione economica nel Paese che “si prevede trarrà vantaggio dall’adozione dell’euro”. Uno dei vantaggi è proprio legato ai minori costi di finanziamento per l’economia, “grazie alle aspettative di inflazione ben ancorate e alla riduzione dei costi normativi e del rischio valutario“. Considerato il “già elevato livello di integrazione economica e finanziaria” di Zagabria nell’Eurozona “e la precedente stabilità” del tasso di cambio, “il costo della perdita della capacità di aggiustare il tasso di cambio come strumento di politica macroeconomica in caso di shock asimmetrici sarà probabilmente basso”, conclude la Bce.