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Home » Economia » La transizione verde ha un costo, e rischia di ricadere sui cittadini

La transizione verde ha un costo, e rischia di ricadere sui cittadini

Il dibattito sulle case green riaccende i riflettori su una trasformazione che può avere ricadute onerose sulle famiglie

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
16 Gennaio 2023
in Economia, Opinioni
La transizione verde ha un costo, e rischia di ricadere sui cittadini

La transizione verde ha un costo, e rischia di ricadere sui cittadini

Bruxelles – Transizione verde e sostenibilità, un processo tanto impegnativo per la portata quanto delicato da un punto di vista sociale. Il dibattito sulle case green, esploso nuovamente sulla scia dei lavori in corso in Parlamento, riaccende le luci dei riflettori sulle possibili ricadute su cittadini e famiglie. Gli obiettivi di efficientamento energetico degli immobili residenziale, già approvati in Consiglio, pongono chiaramente delle questioni di tipo economico. I governi si sono detti d’accordo fare in modo che entro il 2030 tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero e che gli edifici esistenti vengano ammodernati per raggiungere le zero emissioni entro il 2050. E’ la posizione di partenza per il negoziato inter-istituzionale, in attesa che il Parlamento adotti la sua posizione.

Il nodo, al netto di proposte legislative anche comprensibili, è quello di come pagare e chi far pagare per la ristrutturazione della propria abitazione. Gli edifici sono il più grande consumatore di energia in Europa, rappresentano il 40 per cento dei consumi totali di energia e generano il 36 per cento delle emissioni di gas a effetto serra. Interventi sono considerati come inevitabili. Sostituire le caldaie, cambiare gli infissi, realizzare il cappotto isolante, sono tutte opere che hanno un costo. Solo cambiare porte, finestre e loro telaio può richiedere spese nell’ordine di migliaia di euro. Interventi a carico del proprietario di casa. Certo, esistono misure quali agevolazioni e detrazioni fiscali, che possono ridurre l’onere a carico delle famiglie. Ma si tratta di interventi di natura squisitamente nazionale, e dunque diversi per durata e portata.

Le ristrutturazioni, proprio per i loro costi, possono portare alla richiesta di mutui. Ma in questo momento, con la Bce che ha deciso di alzare i tassi, il costo di un prestito in banca può rappresentare un disincentivo all’intervento richiesto dal legislatore europeo, perché i mutui sono diventati più costosi. Chiedere ai cittadini di mettere mano al proprio portafogli e attingere ai propri risparmi rischia di diventare un’operazione fonte di malumori diffusi.

La questione della ristrutturazione di casa è solo un aspetto della più ampia transizione verde. Anche la decisione di porre fine alla produzione di auto alimentare da motori tradizionali nel 2035 rischia di avere ripercussioni sulle famiglie. E’ vero che a partire da quella data le auto esistenti potranno iniziare a circolare, ma va tenuto conto di politiche tanto nazionali quanto nazionali. In nome della sostenibilità e dell’inquinamento atmosferico urbano nel corso degli anni sono già state adottate misure per la circolazione, dalle targhe alterne fino al divieto di ingresso in città per veicoli ‘vecchi’ di categoria Euro 0, Euro 1 ed Euro 2. E’ dunque possibile che a un certo punto i cittadini dell’Ue si trovino obbligati a cambiare la propria auto, anche qui con spese importanti anche nell’ordine di decine di migliaia di euro.

La transizione verde ha un costo, inutile negarlo. La Commissione europea, al pari dei co-legislatori europei, ne è consapevole. Il Fondo climatico sociale intende mitigare l’impatto che il cambiamento desiderato inevitabilmente avrà per alcune fasce della società. Ma si tratta di uno strumento finanziario di sostegno al reddito pensato in ottica occupazionale, non di sostegno alle famiglie. Non direttamente, almeno. Si tratta di uno strumento pensato per quelle persone che vedranno perdere il lavoro a causa di nuove figure che verranno richieste, e la sparizione di quelle tradizionali. Alcuni poli produttivi, specie quelli più decentrati, rischiano di essere riconvertiti se non addirittura di chiudere. Il Fondo serve per questo, e potrebbe non essere sufficiente, perché a oggi stime precise non ve ne sono. La creazione di nuovi posti di lavoro potrebbe non essere sufficiente a sostituire quelli che si perderanno.

E’ anche in quest’ottica che si inserisce il dibattito sugli aiuti di Stato. I governi nazionali potranno intervenire per puntellare l’economia nazionale, ma non tutti. Aumentare la spesa pubblica vuol dire aumentare deficit e debito. Paesi come Grecia e Italia non possono permetterselo, i Paesi Ue più ricchi invece sì. Ci sono, sullo sfondo, diversi trattamenti per cittadini, lavoratori e famiglie. E’ su di loro che rischia di ricadere il costo della transizione green, se non completamente in larga parte.

Tags: green dealsostenibilitàUe

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