Bruxelles – Per dare vita a un Fondo di sovranità industriale dell’Ue servirà tempo, dunque la Commissione europea sta cercando una soluzione finanziaria che faccia da “ponte” per fornire “un sostegno rapido e mirato dove è più necessario”. Di fronte all’Aula di Strasburgo riunita in plenaria, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha illustrato di nuovo oggi (18 gennaio) le linee programmatiche del Piano industriale per il Green Deal, annunciato ieri dal palco del World Economic Forum di Davos (Svizzera). Una risposta all’Inflation Reduction Act (Ira), il massiccio piano di sussidi green varato dagli Stati Uniti per quasi 370 miliardi che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee.
L’idea di un Fondo sovrano per l’industria europea ha preso forma per la prima volta nelle parole di von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione dello scorso settembre, per fare in modo che “il futuro dell’industria sia europeo”. Nelle parole di von der Leyen, il futuro Piano industriale per il Green Deal si baserà su quattro pilastri, di cui uno propriamente finanziario per andare ad aumentare gli investimenti nel settore delle tecnologie pulite che secondo l’Agenzia internazionale per l’energia varrà circa 650 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, più del triplo dei livelli di oggi. L’approccio delineato dalla Commissione europea si declina in due modi diversi: da un lato, proporrà l’adeguamento delle norme Ue sugli aiuti di stato per renderli più semplici e veloci; dall’altro, l’unica soluzione per evitare la frammentazione del mercato unico (dal momento che non tutti gli Stati membri hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici, di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) è quella di aumentare i finanziamenti Ue. Per il medio termine, ha detto von der Leyen, l’Ue pensa al Fondo sovrano europeo, sfruttando la revisione intermedia del bilancio comunitario a lungo termine (2021-2027) che ci sarà prima dell’estate. Aspettare la revisione intermedia di bilancio dovrebbe consentire alla Commissione di individuare quali risorse di bilancio è possibile redistribuire allo scopo e quanti soldi freschi serviranno.
Secondo quanto riferito dal portavoce della Commissione Ue durante il briefing con la stampa, la presidente dovrebbe presentare una comunicazione prima del Vertice Ue straordinario del 9 e 10 febbraio per contribuire a definire meglio il suo Piano industriale per il Green Deal e contribuire al dibattito tra i capi di stato e governo. Al momento, nell’ordine del giorno del collegio dei commissari (suscettibile a frequenti modifiche e aggiornamenti) si legge che il primo febbraio è in programma una comunicazione “contributo al Consiglio europeo di febbraio”, che potrebbe essere la comunicazione a cui ha fatto riferimento il portavoce. Mamer ha spiegato che, sulla base del confronto che avranno i leader il prossimo mese, seguiranno poi “proposte legislative dettagliate”, in vista del Vertice ordinario in programma il 23 e 24 marzo.
Ma ci vorrà tempo, ha preso atto la presidente, evocando la necessità di una soluzione ponte senza dare ulteriori dettagli. Uno dei modi che la Commissione Ue sta valutando per aumentare i finanziamenti per le tecnologie verdi è il piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio per affrancare l’Unione europea dai combustibili fossili russi. Bruxelles pensa a REPower, come ha confermato a Eunews la commissaria europea all’energia, Kadri Simson, in un’intervista, spiegando che sono in corso le valutazioni delle esigenze. Il piano stesso – per il quale Bruxelles ha stimato che saranno necessari 210 miliardi di euro – non è chiaro quanti soldi riuscirà a mobilitare.
Un’idea più chiara di come dovrebbe andare l’ha data il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, evocando la necessità di considerare l’estensione dello strumento Sure per il sostegno temporaneo contro la perdita di posti di lavoro e rischi di disoccupazione in caso di emergenza. A partire dalla primavera 2020, con l’inizio della pandemia, Bruxelles ha preso in prestito circa 100 miliardi di euro a costi agevolati attraverso lo strumento SURE, dando ai governi la possibilità di richiedere prestiti per pagare i salari dei lavoratori durante la crisi economica dettata dalla pandemia. “L’esigenza del progetto europeo è la solidarietà. Non tutti i Paesi membri Ue hanno stesse capacità a livello finanziario”, ha ricordato Michel, intervenendo alla sessione plenaria del Parlamento Ue, prima di von der Leyen. “La possibile estensione del meccanismo Sure (lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza, ndr) potrebbe essere una risposta realistica e tangibile per la solidarietà in Europa”, ha sottolineato Michel. E potrebbe essere una soluzione temporanea per dare modo alla Commissione europea di capire dove trovare le risorse per il Fondo di sovranità. Anche qui, il capo del Consiglio europeo ha individuato nella BEI, la Banca europea per gli investimenti, un ruolo importante, di spina dorsale per l’idea sul Fondo di sovranità europea. Necessario “investire su questo punto di forza europeo, legato all’ambizione di sovranità e autonomia strategica”.