Bruxelles – La Commissione europea prende tempo sulla possibilità di istituire un tribunale internazionale ad hoc per perseguire il crimine d’aggressione compiuto dalla Russia contro l’Ucraina. Se a Kiev sono ottimisti che la creazione di un tale organismo possa avvenire entro un anno e mezzo, da Bruxelles traspare la volontà di procedere a passi brevi e la consapevolezza della complessità del processo.
“Rispetto ai tempi normali richiesti per l’istituzione di tribunali competenti, ci stiamo muovendo a velocità ipercosmica”, ha dichiarato il vicecapo dell’ufficio del presidente ucraino, Andrii Smyrnov, all’agenzia stampa Ukrinform, sottolineando le adesioni già raccolte dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), del Parlamento europeo e della Commissione europea. Adesione, quest’ultima, confermata già da Ursula von der Leyen lo scorso 30 novembre, e ribadita ieri sera (17 gennaio) dal Commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, di fronte agli eurodeputati riuniti all’emiciclo di Strasburgo. “L’impegno della Commissione per garantire che i crimini russi non restino impuniti è costante, stiamo lavorando affinché la giustizia internazionale possa indagare”, ha affermato Reynders.
Ma la lotta contro l’impunità può essere combattuta innanzitutto dalla Corte Penale Internazionale (Icc), che la Commissione Ue “continua a sostenere come leader globale nel campo della giustizia internazionale“: per questo l’esecutivo comunitario insiste affinché l’Ucraina ratifichi lo Statuto di Roma, il trattato fondativo dell’Icc, che permetterebbe alla Corte di esercitare la propria giurisdizione sul crimine di aggressione subito da Kiev. “Al momento i leader russi non possono essere portati di fronte all’Icc: il tribunale penale internazionale è competente per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, ma nel caso della guerra in Ucraina la Corte non può esercitare giurisdizione per il crimine di aggressione”, ha ricordato il Commissario Ue per la Giustizia. Perché il crimine di aggressione, definito nello Statuto di Roma come “la pianificazione, la preparazione, l’inizio o l’esecuzione, da parte di una persona in grado di esercitare effettivamente il controllo o di dirigere l’azione politica o militare di uno Stato, di un atto di aggressione che, per il suo carattere, gravità e portata, costituisce una manifesta violazione della Carta delle Nazioni Unite”, rientra nelle competenze della Corte Penale Internazionale esclusivamente per gli Stati membri che abbiano ratificato e accettato gli emendamenti allo Statuto che nel 2010 stabilirono le effettive possibilità della Corte di attivarsi a procedere sui crimini di aggressione.
Dal momento che “la creazione di un tribunale speciale solleva questioni di ordine non solo tecnico, ma anche giuridico e politico”, la Commissione Ue sta sollecitando l’Ucraina a ratificare lo statuto di Roma, anche per quanto riguarda gli emendamenti che regolano il crimine di aggressione. Nel frattempo, Reynders ha annunciato che il primo passo del gabinetto von der Leyen sarà “la creazione di un ufficio di procura internazionale, per avviare indagini in merito al crimine di aggressione e raccogliere le prove per processi futuri”. L’appello di Kiev all’istituzione di un tribunale ad hoc era stato accolto dal Parlamento Ue già nel maggio scorso, con una risoluzione in cui invitava l’Ue a sostenerne la creazione, e recepito dal Consiglio europeo, che a ottobre aveva conferito all’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, il mandato per esplorare le opzioni possibili. Borrell e il suo team hanno infine distribuito un documento agli Stati membri a novembre, in cui sostengono la “creazione di un meccanismo di rendicontazione che possa permettere indagini e un futuro processo sul crimine d’aggressione”.