dall’inviato a Strasburgo – Manfred Weber serra le fila, o almeno ci prova. Il presidente dei Popolari in Parlamento europeo prende la parola per rivendicare che per l’Ucraina il suo gruppo e la sua famiglia politica sono quelli che hanno “fatto di più” per garantire il sostegno a Kiev contro l’aggressore russo. Vuole provare a evitare il vero elefante nella stanza, anzi nell’Aula, quella dell’europarlamento: Silvio Berlusconi e le sue dichiarazioni pro-Putin. “Putin è un criminale di guerra e deve perdere questa guerra”, scandisce Weber. Prende le distanze dal leader di Forza Italia, inquilino del Ppe. A nome del Ppe Weber dice che il popolo ucraino “non sarà lasciato solo”, ma non basta per placare animi e malumori diffusi. A partire dallo stesso centro-destra europeo.
Rasa Juknevicene, lituana, già ministro delle Difesa del suo Paese e già vicepresidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, manifesta la crisi interna al Ppe. “Berlusconi è orribile, ma non è il solo”. Lo definisce “delegato di Putin“, e invita a “contrastare tutti i delegati di Putin nel nostro giardino di casa”. Chiede a Weber, presidente anche del partito popolare europeo, di prendere provvedimenti nei confronti di Forza Italia. Fulvio Martusciello, capo delegazione del partito in Parlamento europeo, ha il suo bel da fare per cercare di far rientrare caso e tensioni: “Forza Italia ha sempre votato per condannare l’aggressione dell’Ucraina”.
Ma le varie anime del Ppe fanno poco per difendere il leader del partito italiano. Al contrario, lo isolano con le loro dichiarazioni. Sigfried Muresan, romeno, vicepresidente del gruppo e del partito, sottolinea come “il popolo ucraino è un esempio, e finché combatterà per l’indipendenza e la democrazia sarò nostro dovere dirgli grazie”. Posizioni diverse, da quelle di Berlusconi. Da Andrzei Halicki, polacco, un invito preciso: “Tutti i governi rispondano alla richieste dell’Ucraina”. Tutti, anche quello di cui Forza Italia fa parte.
Il dibattito sul conflitto russo-ucraino che pure serve per avere anticipazioni sul decimo pacchetto di sanzioni allo studio (moratoria su droni, missili ed elicotteri), si trasforma in un dibattito su Berlusconi. I socialisti attaccano. Pedro Marques, vicepresidente del gruppo S&D, definisce “spaventose” le posizioni espresse dall’ex premier, e chiama in causa il leader del Ppe. “Signor Weber, quali sanzioni prenderete contro Berlusconi e il suo partito?”. Sven Mikser, già ministro delle Difesa dell’Estonia, critica ricordando “dovremmo mostrare unità”, e quindi “ogni azione che va in senso opposto non è appropriata e neppure elegante”.
Berlusconi finisce anche nel mirino degli euroscettici e sovranisti. “Le nostre debolezze sono una provocazione per Putin, e quindi per favore non sosteniamo Putin”, scandisce Jaak Madison , del partito conservatore estone ed esponente del gruppo Identità e democrazia (Id). Viola von Cramon, dei Verdi, nel ribadire che il gruppo continuerà a “sostenere il coraggio del popolo ucraino con tutto il possibile, per tutto il tempo necessario”, traccia il solco con le parole di Berlusconi. Liberali (Re) e conservatori (Ecr) invece insistono: all’Ucraina va garantito il rifornimento di armi e di ciò che serve per contrastare le manovre militari russe. Anche questo un richiamo per il governo di cui Berlusconi fa parte.
Dalle fila dei liberali un nuovo rimprovero arriva verso la fine di giornata. Da Berlusconi “niente di nuovo”, commenta in conferensa stampa Stephane Séjourné, presidente di Renew Europe. “Nella coalizione italiana ci sono persone che in passato hanno dato sostegno al Cremlino e probabilmente continueranno” a farlo. “Vuol dire che c’è ancora del lavoro da fare per convincere” delle ragioni di Kiev.