Bruxelles – Il 2024 sia l’anno europeo della bicicletta. Il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla risoluzione per lo sviluppo di una strategia europea per la mobilità ciclistica, esortando la Commissione Ue a implementare una serie di misure per incentivare l’uso delle due ruote – a forza muscolare o a forza elettrica – e la transizione verde della mobilità nei 27 Paesi membri. A partire dal riconoscimento della bici come un mezzo di trasporto a tutti gli effetti e la designazione ufficiale del 2024 come Anno europeo della bicicletta.
Benefici per la salute, riduzione del traffico stradale e dell’inquinamento acustico, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico determinati anche dai motori a combustione. Sono questi tutti i punti di forza dello sviluppo di una strategia per la mobilità ciclistica dell’Ue, come sottolineano gli eurodeputati, che chiedono all’esecutivo comunitario più sostegno all’acquisto delle biciclette, il raddoppio dei chilometri di piste ciclabili su tutto il territorio dell’Unione entro il 2030 e l’introduzione della mobilità su due ruote nei piani urbanistici dei Paesi membri.
“La Commissione è d’accordo sul potenziale della bicicletta per alleviare il problema dell’inquinamento nelle città urbane, ridurre le emissioni di CO2 e il consumo di carburante”, ha messo in chiaro il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, intervenuto a nome del gabinetto von der Leyen nel confronto in Aula prima del voto. Dopo l’interrogazione alla commissaria per l’Energia, Kadri Simson, nel luglio dello scorso anno, gli eurodeputati hanno esortato l’esecutivo comunitario a mettere nero su bianco la strategia per la mobilità ciclistica. Per il momento la promessa del commissario è che “verso fine anno lanceremo uno studio sui requisiti di sicurezza delle infrastrutture ciclabili e istituiremo un gruppo dedicato” per la loro implementazione. Il tema della sicurezza stradale dovrebbe occupare il cuore della strategia perché da qui passa l’affidabilità della transizione verso una mobilità più sostenibile: “Tra i ciclisti c’è preoccupazione per l’aumento della mortalità” sulle strade, ha avvertito Lenarčič.
La questione si inserisce nel più ampio quadro dei piani urbanistici, come puntualizzato dagli eurodeputati, che riconoscono nella “mancanza di parcheggi custoditi e di piste ciclabili dedicate” alcuni degli “ostacoli che impediscono la crescita della mobilità ciclistica nelle città”. Ecco perché la risoluzione suggerisce alle autorità di integrare biciclette “a prezzi accessibili” e sistemi di bike sharing nei piani di mobilità urbana, in sinergia con altre modalità di trasporto. Su questo la Commissione Europea sembra crederci, come dimostra la proposta di nuove regole per gli investimenti nella rete di trasporto transeuropea: tra queste è incluso l’obbligo per ogni città con più di 100 mila abitanti di un piano entro il 2025 per rendere la mobilità urbana “pulita, sostenibile e senza emissioni”. E considerato che per le bici elettriche si pone anche il problema della ricarica, nella revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia “sono previsti punti di ricarica per bici elettriche e spazi dedicati” alla necessità di parcheggiare un maggior numero di mezzi a due ruote nei nuovi edifici.
C’è poi il tema di come incoraggiare l’uso tra i cittadini. Tra le proposte degli eurodeputati compare la “riduzione delle aliquote Iva per la fornitura, il noleggio e la riparazione” di biciclette tradizionali ed elettriche. Ma la partita si gioca soprattutto sul piano industriale e l’obiettivo delle istituzioni nazionali e comunitarie deve essere il “sostegno alla produzione di biciclette e componenti Made in Europe, stimolando la produzione europea“, è l’esortazione contenuta nella risoluzione del Parlamento Ue. Lo stesso commissario Lenarčič ha messo in chiaro che è necessario “garantire che l’intera catena di valore, incluse le componenti, possa continuare a svilupparsi” sul continente. È questa la vera sfida per l’industria europea delle biciclette, condivisa con quella delle automobili: “Ci sono problemi di approvvigionamento“, ha avvertito Lenarčič, dal momento in cui “le componenti sono prodotte fuori dall’Ue”. Il rischio è quello di aumentare le dipendenze strategiche da attori geopolitici come la Cina, proprio mentre l’Ue corre – su due ruote – verso l’Anno europeo della bicicletta.