Bruxelles – L’Unione Europea non si ferma all’adozione di un Trattato di portata storica, ma dopo aver svolto un “ruolo fondamentale” nei negoziati internazionali tiene ferma la barra per arrivare alla sua ratifica per la piena entrata in vigore. Il Trattato delle Nazioni Unite sulla protezione dell’Alto Mare è realtà, ma ora è necessario dare un’ultima “prova del rafforzamento della cooperazione multilaterale con i nostri partner” per mettere in campo una “una risorsa importante per realizzare il nostro obiettivo della Cop15 di proteggere il 30 per cento degli oceani”, è quanto ha messo in chiaro il commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius.
I negoziati per la definizione di un Trattato a protezione degli oceani e per la lotta al degrado ambientale, ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità si sono conclusi sabato (4 marzo), con il testo adottato formalmente ieri, ma ora si apre la fase decisiva: quella della ratifica da parte di 60 Stati, che determinerà l’entrata in vigore dell’accordo. La Commissione Ue ha già confermato che si adopererà per “garantire che ciò avvenga rapidamente”, ma soprattutto per “aiutare i Paesi in via di sviluppo a prepararsi alla sua attuazione”. In questo senso l’impegno politico di Bruxelles è quello di stanziare “40 milioni di euro nell’ambito di un programma globale per gli oceani”, che dovrebbe essere seguito da un’iniziativa simile “nell’ambito delle loro possibilità” da parte dei 52 Paesi membri della High Ambition Coalition (lanciata in occasione del One Ocean Summit 2022 a Brest dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen).
Le aree al di fuori della giurisdizione nazionale coprono quasi due terzi dell’oceano mondiale e includono sia l’alto mare sia i fondali marini. Qui hanno sede risorse marine e biodiversità che forniscono all’umanità “inestimabili benefici ecologici, economici, sociali, culturali, scientifici e di sicurezza alimentare”, ma sono sempre più sotto pressione a causa dell’inquinamento (ambientale e acustico), dello sfruttamento, dei cambiamenti climatici e della diminuzione della biodiversità. È per questo motivo che si è reso necessario un nuovo accordo nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare per proteggere e utilizzare in modo sostenibile le risorse di queste aree, attraverso l’implementazione dei principi di cooperazione, protezione e preservazione dell’ambiente marino e la valutazione preventiva dell’impatto delle attività umane sulla biodiversità d’alto mare.
Il nuovo Trattato istituirà nuove aree marine protette su larga scala in alto mare, necessarie per rispettare l’impegno globale di proteggere almeno il 30 per cento degli oceani entro il 2030, secondo quanto previsto dall’Accordo globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal del dicembre 2022. Le istituzioni e gli Stati membri Ue hanno guidato la coalizione dei 52 Paesi attivi al più alto livello politico per moltiplicare di 30 volte l’impegno a tutela delle acque internazionali (a oggi quelle protette sono meno dell’1 per cento). Il Trattato sulla biodiversità oltre le giurisdizioni nazionali è il terzo dopo gli accordi specifici sull’estrazione dei fondali marini del 1994 e sulla gestione degli stock ittici transzonali del 1995. Grazie allo sviluppo delle tecnologie marine – finanziato da fonti pubbliche e private – e a un meccanismo equo per la condivisione dei potenziali benefici delle risorse, sarà anche possibile sostenere il raggiungimento l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.
HISTORIC BLUE DEAL !⁰⁰The #BBNJ Treaty on the High Seas is done! ⁰⁰After many years of intense work under EU leadership, countries agree on ambitious actions for #OurOcean.
This is major for the implementation of the #COP15 30% ocean protection goal.
⁰Proud we made it! pic.twitter.com/j4P5bjID0G— Virginijus Sinkevičius (@VSinkevicius) March 5, 2023