Bruxelles – Le turbolenze sui mercati finanziari sono uno dei “rischi al ribasso” per la crescita, ma nonostante questo, e nonostante il crack di Silicon Valley Bank con la fibrillazione delle piazza affari europee, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, va avanti per la sua strada e aumenta ancora i tassi di interesse di mezzo punto. A partire dal 22 marzo, tasso sui rifinanziamenti principali sale così al 3,5 per cento, quello sui depositi al 3,75 per cento e quello sui prestiti marginali al 3 per cento. “Si prevede che l’inflazione rimarrà troppo alta per troppo tempo”, spiega Lagarde. Da qui la scelta, che conferma le intenzioni annunciate già in occasione della riunione di febbraio.
La decisione del Consiglio direttivo appare opportuna anche alla luce degli sviluppi positivi. “L’inflazione è scesa all’8,5 per cento a febbraio”, sottolinea Lagarde. “Il calo è il risultato di un nuovo forte calo dei prezzi dell’energia”. Per il settore terziario, “anche l’inflazione dei servizi, salita al 4,8 per cento a febbraio, è ancora trainata dalla graduale trasmissione dei passati aumenti del costo dell’energia” e si presuppone quindi in calo. Anche le previsioni legittimano Lagarde e il suo operato. “Lo staff della Bce ora vede l’inflazione in media del 5,3 per cento nel 2023, del 2,9 per cento nel 2024 e del 2,1 per cento nel 2025“.
A Francoforte si resta dunque convinti che la strada intrapresa sia quella giusta, e si tira dritti. “Siamo determinati a riportare l’inflazione al 2 per cento, e utilizzeremo tutti gli strumenti necessari”, promette Lagarde. Che comunque assicura: “Decideremo sulla base dei dati disponibili”.