Bruxelles – Una Conferenza internazionale per rendere concreto il supporto a Turchia e Siria dopo il terremoto del 6 febbraio. Uno stanziamento di 7 miliardi di euro per guidare la ricostruzione di due Paesi devastati dalle conseguenze di una catastrofe che “nessun Paese o agenzia internazionale potrebbe gestire da solo”. A riassumere i risultati della Conferenza dei donatori organizzata oggi (20 marzo) a Bruxelles è stata la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, affiancata dal co-organizzatore dell’evento, il primo ministro della Svezia e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson: “Insieme abbiamo rispettato le aspettative, ma questa Conferenza è solo l’inizio di molto lavoro davanti a noi, nei prossimi mesi e anni continueremo a lavorare insieme”.
La giornata di raccolta fondi internazionale è stata aperta dall’annuncio della numero uno dell’esecutivo comunitario che “solo la Commissione Europea supporterà la Turchia con un miliardo di euro per la ricostruzione post-terremoto, e stanzieremo un ulteriore pacchetto da 108 milioni di euro per l’assistenza umanitaria in Siria“. Di fronte a “una sfida immensa”, la presidente von der Leyen ha ribadito che “dobbiamo mobilitarci per la ricostruzione di case, scuole e ospedali, con alti standard anti-sismici”, e raccogliere “capitali per far ripartire servizi pubblici e imprese”. Per questo è stata decisiva la “grande partecipazione e la forte risposta di tutto il mondo” alla Conferenza annunciata lo scorso 20 febbraio, a due settimane dal terremoto che ha provocato la morte di oltre 50 mila persone. Un appuntamento internazionale che rappresenta “un’altra dimostrazione del legame tra i nostri popoli, i vostri contributi daranno impulso per la ricostruzione completa”, è stata la risposta del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, nel suo intervento in video-collegamento.
Dalla Moldova al Giappone, dagli Stati Uniti all’Albania, dall’Arabia Saudita alla Norvegia, con il contributo di tutti i 27 Paesi membri Ue (dall’Italia arriveranno 17 milioni di euro aggiuntivi in assistenza umanitaria, 13 per Damasco e 4 per Ankara), delle istituzioni comunitarie e dei partner internazionali pubblici, privati e finanziari. Sui sette miliardi di euro complessivi, 3,3 miliardi sono stati stanziati da Team Europe, di cui 1,1 direttamente dalla Commissione Europea – un miliardo per la ricostruzione in Turchia e 108 milioni di euro per l’assistenza umanitaria in Siria – e 500 milioni dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), ha precisato la presidente von der Leyen.
Soprattutto in Turchia la ricostruzione passerà non solo dai soldi, ma anche dalla “condivisione dell’esperienza nella costruzione di case, ospedali e scuole con standard anti-sismici”, compreso il livello della “sostenibilità ambientale, per diminuire il consumo energetico e l’impatto sul clima“, ha precisato von der Leyen. E se è stato evidente il focus turco – come dimostrato anche dai preparativi della Conferenza ad Ankara – il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha messo in chiaro che “manterremo il supporto per la popolazione siriana con la Conferenza annuale a Bruxelles il prossimo 14 giugno“, perché “nessuno deve essere lasciato indietro, dobbiamo fare donazioni generose per supportare chi ne ha bisogno”. Due occasioni, quella di oggi e quella in programma fra tre mesi, “in cui possiamo dimostrare la solidarietà europea in azione”.
I danni in Turchia e Siria
Secondo i dati forniti dal sottosegretario generale e amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Unpd), Achim Steiner, “sono 3,3 milioni gli sfollati in Turchia, con 2 milioni di persone che vivono in alloggi temporanei”, mentre “in Siria 500 mila sono senza casa, ma il numero di persone che aveva bisogno di assistenza umanitaria era già al suo massimo dopo 12 anni di conflitto“. Un Paese dove “il 90 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà” e di cui oltre 3,6 milioni di cittadini attualmente trova riparo in campi profughi nel Paese vicino.
Più nello specifico, per quanto riguarda la situazione dei danni in Turchia, la valutazione preliminare del governo di Ankara, dell’Unpd e della Banca Mondiale presentata alla Conferenza dei donatori ha evidenziato che a livello finanziario l’impatto stimato è di 103,6 miliardi di dollari, di cui 81,5 come costi di ricostruzione e 22,1 miliardi come perdite complessive (soprattutto per quanto riguarda il prodotto interno lordo nel 2023). L’area interessata è di 110 mila chilometri quadrati, con più di 15 milioni di cittadini colpiti (il 16,4 per cento della popolazione), 48.448 vittime e 115 mila feriti. Più di 272 mila edifici hanno subito danni, di cui 940 scuole e 42 ospedali, oltre a 1.083 chilometri di rete idrica.
Dal momento dell’attivazione del Meccanismo di protezione civile dell’Ue, a sostegno della Turchia si sono mobilitati 21 Stati europei – Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Spagna e Svezia – e in totale per Ankara sono stati stanziati 12 milioni di euro di aiuti umanitari. Per la Siria si sono mobilitati 16 Paesi europei – Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Norvegia – attraverso gli hub di Beirut e Gaziantep (Turchia) e l’Ue ha stanziato 10 milioni di euro in aiuti umanitari a Damasco per offrire un rapido soccorso alle vittime del sisma.