Bruxelles – Stop ai motori a combustione interna dal 2035, il regolamento sulle emissioni CO2 delle nuove autovetture diventerà ufficialmente legge. I ministri europei dell’Energia hanno dato oggi (28 marzo) il via libera definitivo all’accordo con il Parlamento parte del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’. Il testo è passato con l’astensione dell’Italia, della Bulgaria e della Romania. Alla fine, nonostante le dichiarazioni dei giorni scorsi di Palazzo Chigi, solo la Polonia ha votato contro il provvedimento, mentre la Germania ha confermato il voto favorevole dopo aver ottenuto da parte della Commissione Ue una deroga per i carburanti sintetici, gli efuels.
Astensione, non voto contrario. Ai fini del raggiungimento della maggioranza qualificata (necessaria al via libera) in seno al Consiglio non cambia molto. Il cambio di passo dell’Italia, rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi, è però un fatto politico. A spiegare le ragioni dell’astensione è il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, subito dopo il voto al Consiglio. Da un lato, l’apertura sui carburanti sintetici per l’Italia significa “salvare” il motore endotermico dopo il 2035. “Abbiamo apprezzato il cambiamento di direzione da parte della Commissione nell’accogliere la possibilità di immatricolare anche motori endotermici dopo il 2035 e non più solo elettrici”, ha sintetizzato Fratin.
L’altra ragione è che l’Italia pensa di poter dimostrare neutralità tecnologica “anche ai biocarburanti in una valutazione prima del 2026. L’Italia – ha detto Fratin – è produttore di biocarburanti e abbiamo ottenuto il fatto che si possa prima della verifica del 2026 e questo è un dato direi di rilevante aprire la discussione nel provare che i biocarburanti non sono le il bilanciamento dell’emissione dei biocarburanti tra la parte di cattura di Co2 nel momento in cui vengono prodotte le provenendo da vegetali possa essere possono compensare quella che è l’emissione nel momento dell’utilizzo”
La realtà dei fatti è che la Germania, una volta ottenuta la garanzia da parte della Commissione sui carburanti sintetici, ha lasciato l’Italia sola nell’opposizione al provvedimento con un gruppo minore di Paesi, incapaci di raggiungere la soglia per rappresentare una minoranza di blocco. A quel punto, più che dare un parere contrario ha preferito astenersi, anche se da parte della Commissione europea non c’è stata alcuna apertura sui biocarburanti come richiesto dal governo di Roma. In base all’intesa con la Germania annunciata sabato mattina, la Commissione europea presenterà un atto delegato sul ruolo dei carburanti sintetici, efuels, per ridurre le emissioni di CO2. I carburanti sintetici vengono realizzati utilizzando elettricità rinnovabile e anidride carbonica catturata dall’atmosfera, dunque compensano la quantità di CO2 emessa. Dopo l’intesa con Berlino, la Commissione europea ha chiarito in una dichiarazione i termini del ‘considerando 11’ del testo del regolamento, impegnandosi a proporre “in linea con l’abilitazione legale nell’autunno del 2023, un atto delegato che specifichi come i veicoli alimentati esclusivamente con carburanti sintetici (e-fuels) contribuiranno agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, in relazione alla regolamentazione degli standard di emissione di CO2 per le automobili e i veicoli commerciali leggeri. Nel caso in cui i colegislatori respingano la proposta, la Commissione seguirà un altro percorso legislativo, come la revisione della normativa sulle emissioni di CO2, per attuare almeno il contenuto giuridico dell’atto delegato”, si legge. L’atto delegato riguarderà solo i sintetici, nessuna apertura sui biocarburanti.
Il regolamento sulle emissioni
L’intesa raggiunta in sede di trilogo (il negoziato tra i co-legislatori, con la mediazione della Commissione Ue) prevede lo stop alla vendita di auto e furgoni con motori a combustione interna, quindi benzina e diesel, entro il 2035 in tutta Ue, con una tappa intermedia di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto nuove e dei nuovi furgoni entro il 2030 (rispettivamente del 55 e 50 per cento, rispetto ai livelli del 2021). L’accordo include una clausola di revisione perché la Commissione valuti nel 2026 i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e possa riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in.
Viene mantenuto il meccanismo di incentivazione regolamentare per i veicoli a zero e basse emissioni fino al 2030, per cui se un produttore soddisfa determinati parametri di riferimento per la vendita di veicoli a zero e basse emissioni può essere premiato con obiettivi di CO2 meno severi. Infine, l’accordo include una formulazione sui carburanti CO2 neutrali in base alla quale la Commissione presenterà una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035. Secondo una nota dell’Eurocamera, è stato mantenuto il cosiddetto emendamento ‘salva Motor Valley’, che deroga fino al 2035 gli standard di emissione per i produttori di piccoli volumi di produzione (da 1.000 a 10.000 auto nuove o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni). I produttori di meno di 1.000 nuove immatricolazioni di veicoli all’anno continuano ad essere esentati dalle nuove regole più stringenti sulle emissioni.