Bruxelles – Di troppi antibiotici si muore. La resistenza a questi prodotti medicinali produce circa 35mila morti l’anno nel territorio dell’Ue, e il fenomeno “è in crescita”. Un allarme lanciato dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione di malattie (Ecdc). In pratica “ogni giorno quasi 100 persone muoiono a causa di queste infezioni” batteriche che non vengono contrastate dall’utilizzo dei farmaci, denuncia la direttrice del Centro, Andrea Ammon, che invita tutti, istituzioni comunitarie e governi nazionali, a “ulteriori sforzi per continuare a ridurre l’uso non necessario di antimicrobici, migliorare le pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, progettare e attuare programmi di gestione antimicrobica e garantire un’adeguata capacità microbiologica a livello nazionale”.
Il problema non è nuovo. Già nel 2017 l’allora commissario per la Salute, Vytenis Andriukaitis, avvertiva di una realtà che se non contrastata potrebbe produrre un morto ogni tre secondi nel 2050. I numeri aggiornati forniti dall’Ecdc mostrano come in meno di dieci anni, dal 2014 a oggi, il numero di vittime per resistenza agli antibiotici sia cresciuto di 10mila casi, praticamente oltre mille l’anno.
Adesso l’Ue vuole correre ai ripari. La presidenza svedese del Consiglio dell’Ue, il 6 e 7 marzo, ha tenuto a ospitare una riunione di alto livello sul tema, che riguarda la salute ma pure l’economia. Perché il problema della resistenza agli antibiotici si traduce in 1,5 miliardi di euro di costi sanitari e perdite di produttività all’anno. Per rispondere a tutto questo la Commissione europea è decisa a presentare una proposta in materia nel pacchetto salute, la cui presentazione è attesa per il 26 aprile.
Numeri e tendenze alla mano, “la resistenza antimicrobica è la prossima grande crisi sanitaria”, riconosce una preoccupata Stella Kyriakides, attuale commissaria per la Salute, che invita a “un uso più prudente degli antibiotici sia nell’uomo che negli animali”. Un appello da rinnovare alla luce delle situazione, ma che dimostra come in questi anni, nonostante gli sforzi, l’Ue non abbia compiuto progressi. Perché l’esecutivo comunitario già nel 2018 aveva sottolineato la necessità di insistere su campagne di informazione e sensibilizzazione.
Invece la realtà racconta di una popolazione europea fortemente disinformata sul tema. Il sondaggio Eurobarometro condotto rileva che solo un europeo su due (50 per cento) sa che gli antibiotici non servono a uccidere i virus. L’antibiotico serve a curare infezioni batteriche e non virali, eppure tra quanti sono erroneamente convinti del contrario (39 per cento) e quanti ammettono placidamente di non sapere (11 per cento) c’è metà Unione europea ignara di cosa si va ad acquistare in farmacia. Questo vale , ancora più forte in Italia. Qui solo il 46 per cento tra uomini e donne interrogate sull’argomento dimostra di sapere che il prodotto medico non serve contro infezioni virali, mentre la maggioranza ha idee errate o confessata disconoscenza (46 per cento e 8 per cento rispettivamente).