Bruxelles – Un meccanismo europeo per favorire la creazione di nuove figure professionali a misura di Green Deal, e gestione di una spesa pubblica funzionale alla trasformazione sostenibile che inevitabilmente aumenterà, gravando sullo stato dei conti. Paolo Gentiloni tocca temi su cui, a suo giudizio, delle riflessioni si impongono. Il commissario per l’Economia offre le sue considerazioni alla platea del Brussels Economic Forum, l’evento annuale organizzato dalla Commissione europea per discutere le sfide del momento e quelle a venire. Tra queste le implicazione dell’agenda verde e tecnologica dell’Unione europea.
La premessa d’obbligo è che “serve responsabilità di spesa” e che, in questa ottica, “il nostro debito va ridotto”. Allo stesso tempo, però, Gentiloni riconosce che “l’intervento pubblico avrà un ruolo maggiore rispetto al passato, sarà fondamentale nei prossimi anni” per favorire gli obiettivi che l’Ue si è posta. Perché, è vero, come ribadisce, che la transizione “necessita di investimenti privati” (stimati in 520 miliardi di euro all’anno per i prossimi dieci anni per la transizione climatica, e 130 miliardi di euro di per la transizione digitale), ma allo stesso tempo “parte di questa corsa alle tecnologie verdi è guidata dalla governance”. Bisognerà porsi il quesito di come gestire queste spese che i governi saranno chiamati ad affrontare. L’esecutivo comunitario, in parte, lo ha fatto con la proposta di riforma del patto di stabilità che lascia margini di manovra sulle spese strategiche. Ma è un qualcosa che risente delle incognite di un negoziato politico tutt’altro che scontato.
Inoltre si pone la questione del mercato del lavoro. “E’ evidente che è sotto pressione”, riconosce Gentiloni. Perché si richiedono figure professionali non disponibili. In tal senso, dice Gentiloni, “un meccanismo europeo di finanziamento per riqualifica professionale e nuove competenze sarebbe un argomento interessante su cui discutere nei prossimi mesi“. Non parla di un nuovo Sure, il meccanismo europeo a sostegno dell’occupazione varato sulla scia della crisi prodotto dalla pandemia di COVID-19, perché “non sarebbe possibile date le situazioni attuali in cui ci troviamo”. Ma ipotizza un qualcosa di simile. Lancia l’idea e la mette sul tavolo. Nell’auspicio e nell’attesa che si sviluppi.