Bruxelles – Il momento decisivo per la prima legislazione al mondo a livello orizzontale e di ampio respiro sull’intelligenza artificiale si avvicina. Fra pochi giorni, più precisamente giovedì (11 maggio) gli eurodeputati delle due commissioni responsabili si riuniranno in sessione congiunta per dare il primo via libera alla posizione del Parlamento Ue all’Artificial Intelligence Act, il Regolamento proposto dalla Commissione Ue nell’aprile del 2021 per fissare un quadro normativo che acceleri lo sviluppo tecnologico e protegga la società dai rischi intrinseci.
Dopo l’accordo provvisorio raggiunto lo scorso 27 aprile tra i gruppi politici all’Eurocamera su testo ed emendamenti, è ora in agenda per giovedì a margine della sessione plenaria a Strasburgo il voto per adottare in commissioni congiunte per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) e per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) la relazione presentata dai due co-relatori Brando Benifei (S&D) e Dragoş Tudorache (Renew Europe). Il testo potrebbe essere ancora sottoposto a piccoli aggiustamenti, ma dopo un ritardo di oltre sei mesi sulla tabella di marcia (il voto in commissione era previsto inizialmente per ottobre dello scorso anno), sembra tutto pronto per la presentazione della relazione e per la votazione finale alla plenaria di giugno, in vista dei negoziati inter-istituzionali con il Consiglio dell’Ue.
A livello generale gli eurodeputati sono favorevoli all’impostazione dell’esecutivo comunitario sulla scala di rischio per regolamentare le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Sono quattro i livelli definiti nella proposta: minimo (videogiochi abilitati per l’Ia e filtri anti-spam), limitato (chatbot), alto (assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, smistamento dei curriculum, valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, chirurgia assistita da robot) e inaccettabile (tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone”, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ da parte dei governi). Tra il primo – in cui non è previsto nessun intervento – e l’ultimo – che sarà vietato integralmente – si gioca la partita europea sulla regolamentazione più o meno stringente delle applicazioni di intelligenza artificiale.
È qui che intervengono i co-legislatori. Dall’accordo che sarà votato l’11 maggio è stata esclusa l’idea di vietare gli strumenti basati sull’Ia per il monitoraggio generale delle comunicazioni interpersonali, ma la contropartita è l’estensione del divieto sui software di identificazione biometrica in tempo reale come pratica inaccettabile. Il Regolamento vieta anche la manipolazione “intenzionale” (nonostante sia complessa da dimostrare) e l’uso di software di riconoscimento delle emozioni nei settori dell’applicazione della legge, della gestione delle frontiere, del lavoro e dell’istruzione. Per quanto riguarda l’alto rischio gli eurodeputati hanno deciso di definirlo tale se presenta un “rischio significativo” di danno alla salute, alla sicurezza o ai diritti fondamentali, inteso come “risultato della combinazione della sua gravità, intensità, probabilità di accadimento e durata dei suoi effetti”. La salute comprende il tema dei rischi ambientali, per cui saranno coperte anche infrastrutture critiche come le reti energetiche o i sistemi di gestione dell’acqua. Ecco perché i sistemi basati sull’intelligenza artificiale in questo settore dovranno essere conformi agli standard ambientali europei ed essere in linea con gli standard di impronta ecologica.
Il punto più delicato del Regolamento sull’intelligenza artificiale
“Resta aperta la questione del divieto di utilizzo di telecamere a riconoscimento biometrico negli spazi pubblici e della predictive police, voglio costruire una solida maggioranza per garantire questo risultato”, ha sottolineato il co-relatore e capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo. È proprio questo il tema più delicato per gli equilibri tra gruppi politici, dal momento in cui il divieto delle applicazioni di identificazione a distanza attraverso la biometria ha già mostrato di poter creare spaccature su più direttrici in seno all’Eurocamera. Si tratta di uno dei punti del Regolamento che richiede un maggior sforzo di mediazione da parte dei due relatori con gli altri gruppi politici.
La questione più problematica è sorta nel momento in cui i gruppi delle sinistre, verdi e liberali hanno chiesto con diversa intransigenza il divieto permanente all’uso di dettagli biometrici per riconoscere le persone in spazi accessibili al pubblico (impronte digitali, Dna, voce, andatura). La posizione ha creato uno scontro acceso con le destre dei popolari e di Identità e Democrazia, mentre i Conservatori e Riformisti Europei sono stati sì critici ma con riserve a proposito dei rischi per le libertà fondamentali.