Bruxelles – Il lavoro va retribuito sempre, anche quando è prestato come tirocinio. Con questo sacrosanto principio la commissione Occupazione e affari sociali (Empl) del Parlamento Europeo ha approvato una proposta di legge per mettere fine agli stage gratuiti e garantire agli stagisti l’accesso alla protezione sociale.
Dei circa 4 milioni di giovani europei che ogni anno maturano almeno un’esperienza di lavoro come tirocinanti, secondo un’indagine dell’Eurobarometro solo il 40 per cento riceve una compensazione finanziaria. Una paga magra, che più della metà delle volte risulta insufficiente a coprire le spese essenziali per vivere. Ecco perché gli eurodeputati invitano la Commissione europea a presentare una direttiva che garantisca “un adeguata remunerazione per tutti i tirocini” e standard minimi di qualità, con norme armonizzate sulla durata degli stage e con l’accesso alla protezione sociale “in conformità con la legislazione nazionale”.
La proposta della commissione Empl tiene conto di due diverse tipologie di tirocini: quelli nel mercato del lavoro, che si svolgono cioè dopo aver concluso il percorso di studi, e quelli curriculari, che spesso sono parte obbligatoria della formazione degli studenti. Nel primo caso, i tirocinanti dovranno ricevere uno stipendio mensile in linea con quanto previsto dalla direttiva Ue sul salario minimo e lo stage dovrà avere una durata minima di un mese e una massima di sei mesi. Come per tutti gli altri lavoratori, agli stagisti sarà garantito l’accesso alla protezione sociale e a diritti pensionistici, assicurazione sanitaria, indennità di disoccupazione e ferie retribuite. Il testo assicura una compensazione economica obbligatoria anche per i tirocinanti universitari, che dovranno essere rimborsati dei costi sostenuti per svolgere l’attività lavorativa. Vitto, alloggio e trasporti in considerazione delle condizioni socio-economiche e del costo della vita dello Stato membro in cui lavorano.
L’iter prevede ora che il testo venga votato dall’Aula in sessione plenaria, probabilmente a giugno, prima di essere negoziato con i governi dei 27 Stati membri. Per Monica Semedo, relatrice della proposta e deputata a Bruxelles per il gruppo Renew Europe, quello compiuto oggi è “un passo decisivo per garantire che i giovani abbiano accesso a tirocini retribuiti che forniranno loro la possibilità di competenze e l’esperienza di apprendimento necessarie per prosperare in un mercato del lavoro sempre più competitivo”.
Un passo importante, ma i precedenti insegnano che è meglio non cantare vittoria. Già nel febbraio dell’anno scorso il Partito Popolare Europeo, i liberali di Renew Europe e i conservatori avevano affossato un emendamento proposto dagli S&D a una risoluzione dell’Eurocamera che avrebbe previsto di “vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini e gli apprendistati non remunerati”. Proprio il gruppo socialdemocratico esprime soddisfazione per il risultato di oggi: “È giunto il momento di smetterla di abusare dei tirocinanti come manodopera a basso costo o gratuita, oggi abbiamo fatto una grande salto verso quest’obiettivo”, ha dichiarato Alicia Homs, vicepresidente della commissione Empl.