Bruxelles – È andato tutto come previsto, o anche di più. Gli eurodeputati hanno dato il via libera con 87 voti a favore, 7 contrari e 12 astenuti alla posizione del Parlamento Ue sull’Artificial Intelligence Act, alla proposta di Regolamento per fissare un quadro normativo sull’intelligenza artificiale, avvicinandosi all’avvio dei negoziati inter-istituzionali con i co-legislatori del Consiglio dell’Ue. Una posizione ambiziosa e forte, il massimo che si potesse ottenere dal compromesso tra i gruppi politici, a cui è stato aggiunto il diamante per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini: il divieto del riconoscimento biometrico in tempo reale nei luoghi pubblici.
Il testo e i compromessi separati sull’Artificial Intelligence Act sono stati tutti approvati nel corso della riunione congiunta delle commissioni per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) e per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento Ue di questa mattina (11 maggio). La relazione presentata dai due co-relatori Brando Benifei (S&D) e Dragoş Tudorache (Renew Europe) dovrà ora essere votata alla prossima sessione plenaria dell’Eurocamera, in programma tra il 12 e il 15 giugno, per dare il via ai negoziati inter-istituzionali con il Consiglio dell’Ue, che ha adottato la propria posizione il 6 dicembre dello scorso anno. L’obiettivo è mettere a terra entro la fine della legislatura (nella primavera del 2024) la prima legislazione al mondo a livello orizzontale e di ampio respiro sull’intelligenza artificiale, che regolamenterà uno degli aspetti più cruciali della gestione della doppia transizione digitale e verde dell’Unione Europea.
“Nella nostra proposta si rafforza sensibilmente la protezione dei diritti fondamentali, includendo ambiente e democrazia tra gli interessi da perseguire“, ha sottolineato Benifei: “Sosterremo l’innovazione, la ricerca, le nuove imprese e l’open source, e daremo regole chiare agli sviluppatori e alle imprese e pubbliche amministrazioni che utilizzeranno i prodotti”. Secondo le parole del co-relatore e capo-delegazione del Partito Democratico l’Artificial Intelligence Act è “la pietra miliare che plasmerà l’Europa digitale, tutto il mondo ci sta guardando e continuerà a farlo“. A fargli eco il co-relatore Tudorache: “Oggi è una giornata importante, abbiamo portato a termine un lavoro iniziato quasi un anno fa, con più di tremila emendamenti che hanno dimostrato quanto è importante per tutti i gruppi questo testo”. Si tratta di “un patto delicato, ma è un pacchetto di cui essere orgogliosi e che sarà importante nella vita dei cittadini”, ha sottolineato l’eurodeputato romeno.
La posizione del Parlamento Ue sull’Artificial Intelligence Act
Gli eurodeputati hanno appoggiato l’impostazione della Commissione Ue delineata nella proposta sull’Artificial Intelligence Act dell’aprile 2021 sulla scala di rischio per regolamentare le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Sono quattro i livelli definiti nella proposta: minimo (videogiochi abilitati per l’Ia e filtri anti-spam), limitato (chatbot), alto (assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, smistamento dei curriculum, valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, chirurgia assistita da robot) e inaccettabile (tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone”, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ da parte dei governi). Per il primo livello non è previsto alcun intervento, mentre l’ultimo livello sarà vietato integralmente.
Secondo la posizione dell’Eurocamera, che diventerà definitiva nel momento della votazione in sessione plenaria, i sistemi di intelligenza artificiale che presentano un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone saranno severamente vietati, compresi i sistemi che utilizzano tecniche subliminali o manipolative intenzionali, sfruttano le vulnerabilità delle persone o sono utilizzati per il social scoring. L’elenco delle applicazioni con un livello di rischio inaccettabile includerà anche sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” in spazi accessibili al pubblico e ‘a posteriori’ (con l’unica eccezione delle forze dell’ordine per il perseguimento di reati gravi e solo previa autorizzazione giudiziaria), sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili (sesso, etnia, cittadinanza, religione, orientamento politico) e dai social media o dalle telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale. Ma anche sistemi di polizia predittivi (basati su profili, localizzazione o comportamenti criminali passati) e software di riconoscimento delle emozioni anche nella gestione delle frontiere, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni educative.
Il compromesso sulla posizione del Parlamento Ue sull’Artificial Intelligence Act più tenuto sotto attenzione è stato proprio quello sul divieto permanente all’uso di dettagli biometrici per riconoscere le persone in spazi accessibili al pubblico (impronte digitali, Dna, voce, andatura), passato con 58 voti a favore 36 contrari e 10 astenuti. “Abbiamo vinto la sfida con una parte della destra del Parlamento Europeo che voleva bloccare l’approvazione del divieto totale delle telecamere a riconoscimento facciale e biometrico in tempo reale negli spazi pubblici”, ha rivendicato Benifei: “Con questa posizione diciamo chiaramente a Piantedosi e ai suoi colleghi che avessero le sue stesse opinioni che non intendiamo cedere a una idea di società del controllo dove tutti sono sorvegliati e sorvegliabili per una falsa idea di sicurezza“. Un riferimento esplicito a quanto già ricordato dallo stesso eurodeputato nel corso del briefing con la stampa di ieri (10 maggio) a proposito della volontà del ministro degli Interni italiano di introdurre il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, in contrasto con la moratoria che lo vieta fino alla fine del 2023. “Per fortuna con questo Regolamento abbiamo il potere per impedirglielo”, ha affondato il capo-delegazione del Pd.
Per quanto riguarda l’alto rischio, gli eurodeputati hanno ampliato la classificazione prevista dall’Artificial Intelligence Act, includendo danni alla salute, alla sicurezza, ai diritti fondamentali o all’ambiente, così come sistemi di intelligenza artificiale che possono influenzare gli elettori nelle campagne politiche e nei sistemi di raccomandazione utilizzati dalle piattaforme di social media (secondo quanto previsto dal Digital Services Act). Nell’uso generale dei sistemi Ia, i fornitori dovranno garantire una “solida protezione” dei diritti fondamentali, ridurre i rischi e rispettare i requisiti di progettazione, registrandosi nella banca dati dell’Ue. A proposito dei modelli di fondazione generativa come ChatGpt, gli eurodeputati chiedono il rispetto dei requisiti di trasparenza e la pubblicazione dei dati protetti da copyright utilizzati per l’addestramento. Per promuovere l’innovazione sono state invece inserite esenzioni per le attività di ricerca e per i componenti dell’IA forniti con licenze open-source. A monitorare su tutto l’impianto dell’Artificial Intelligence Act ci sarà l’Ufficio Ue per l’Ia, il cui ruolo è stato riformato dal Parlamento Ue.