Bruxelles – Dal tetto sui ricavi inframarginali al taglio della domanda di elettricità per il 5 per cento dei consumi. La Commissione europea non ha intenzione di proporre agli Stati membri Ue una proroga, oltre la naturale scadenza, delle misure di emergenza contro l’impennata dei prezzi dell’energia introdotte alla fine del 2022, tra cui la riduzione della domanda di elettricità, la tassa sulle entrate infra-marginali (come le rinnovabili e il nucleare) e le norme sulla fissazione dei prezzi al dettaglio per tutelare i consumatori. Misure entrate in vigore lo scorso ottobre – e in scadenza tra giugno e dicembre di quest’anno – nel pieno della crisi dei prezzi dell’energia, che secondo la Commissione europea hanno permesso di raccogliere circa 140 miliardi di euro (117 miliardi di euro dai ricavi inframarginali e altri 25 miliardi da un contributo di solidarietà dalle aziende delle fossili) da poter redistribuire ai consumatori, famiglie e imprese, più colpiti dalla crisi dei prezzi.
La decisione di non proporre agli Stati membri una proroga delle misure è stata confermata dalla Commissione europea in una relazione presentata oggi agli Stati membri al Consiglio sulla revisione degli interventi di emergenza per far fronte agli alti prezzi dell’energia presentata oggi al Consiglio, osservando che le misure temporanee di emergenza introdotte per il mercato dell’energia alla fine dello scorso anno “hanno contribuito a calmare i mercati europei dell’energia, insieme alle altre proposte di emergenza adottate nel 2022”. Tuttavia, motiva l’esecutivo, una proroga di queste misure di emergenza “non sembra necessaria o consigliabile allo stato attuale” e dunque conferma che non proporrà una proroga di queste misure di crisi, nonostante i benefici riconosciuti.
Parte del motivo della mancata proroga è che la Commissione pensa di intervenire sugli stessi obiettivi attraverso la proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue, avanzata lo scorso 14 marzo. Il rapporto rileva che i prezzi dell’elettricità sono ora scesi a meno di 80 euro per MWh e i prezzi del gas non solo sono diminuiti ma si sono anche stabilizzati, al punto che i picchi dei prezzi dell’elettricità osservati nel corso del 2022 sono considerati “meno probabili nel prossimo inverno”. Queste le principali motivazioni che spingono la Commissione aQuanto all’attuazione delle misure di riduzione della domanda di elettricità, la relazione osserva che ogni paese dell’Ue ha attuato misure per ridurre la domanda di elettricità, ad esempio attraverso campagne di sensibilizzazione e misure mirate di risparmio energetico. La Commissione riferisce inoltre che tutti gli Stati membri hanno riferito di aver ampiamente rispettato l’obiettivo vincolante di ridurre il consumo di elettricità del 5% nelle ore di punta, “un passo importante per allentare la pressione sui prezzi.
L’attuazione del tetto massimo delle entrate inframarginali, come le rinnovabili, variava notevolmente tra i paesi dell’Ue, sia in termini di livello del tetto che di portata temporale. Il rapporto rileva che la maggiore stabilità nei mercati del gas e dell’elettricità significa che i prezzi sono costantemente scesi al di sotto del livello massimo delle entrate. Bruxelles ha osservato ancora che l’attuazione del tetto massimo delle entrate inframarginali variava notevolmente tra i paesi dell’Ue, sia in termini di livello del tetto che di portata temporale. Il rapporto rileva che la maggiore stabilità nei mercati del gas e dell’elettricità significa che i prezzi sono costantemente scesi al di sotto del livello massimo delle entrate.