Bruxelles – Un europeo su sei soffre di problemi di salute mentale e la solitudine colpisce un quarto dei cittadini. E tra i giovani dai 15 ai 19 anni, il suicidio è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. L’onda lunga della pandemia sul benessere mentale copre ancora l’Europa, in particolare le categorie più vulnerabili, come giovani, anziani, persone migranti e i più poveri.
Un allarme lanciato dagli stessi cittadini, nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa, e dal Parlamento europeo, alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che nel suo discorso sullo stato dell’Unione dello scorso settembre aveva promesso di inserire il tema tra le sue priorità. Oggi (7 giugno) la Commissione Ue raccoglie la sfida e propone un nuovo approccio globale alla salute mentale, ultimo pilastro dell’Unione europea della salute.
“Sostenere i più vulnerabili della nostra società è parte di ciò che ci definisce come europei, l’iniziativa di oggi completa il quadro sulla salute di questa Commissione”, ha dichiarato il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, presentando la nuova strategia. Due le premesse secondo Schinas: sradicare lo stigma sulla salute mentale e garantire il diritto universale di accesso all’aiuto e alla cura. Perché il benessere mentale non è meno importante di quello fisico, anzi, come ha ripetuto più volte la commissaria Ue per la salute, Stella Kyriakides, è sempre più evidente che “non c’è salute senza salute mentale”.
Con 20 misure operative e 1,23 miliardi di euro provenienti da diversi strumenti finanziari dell’Unione, la Commissione sosterrà gli Stati membri nel combattere questa piaga contemporanea. Anche perché il costo della mancata azione sulla salute mentale è significativo, e si prevede che aumenterà: oggi è stimato a oltre il 4 per cento del Pil nei Paesi membri, pari a oltre 600 miliardi di euro all’anno.
Secondo il piano presentato oggi, l’azione dell’Ue si concentrerà su tre principi guida: una prevenzione adeguata ed efficace, l’accesso a cure mentali di alta qualità e a prezzi accessibili e il reinserimento nella società dopo il recupero. I maggiori sforzi saranno destinati ai più giovani, i più colpiti dalla traumatica transizione tra il periodo pandemico di confinamento sociale e la reintegrazione della società. L’Ue allocherà fondi per lanciare un network per la salute mentale di bambini e giovani, un kit di strumenti di prevenzione per i bambini e una migliore protezione online e sui social media.
Un campanello d’allarme risuona anche dal mondo del lavoro, con il 27 per cento dei lavoratori europei in preda a stress, depressione o ansia legati al lavoro. “Vogliamo aumentare la consapevolezza e lavorare con le aziende per migliorare la prevenzione”, ha garantito Kyriakides, perché “non è accettabile andare al lavoro e ammalarsi”.