Bruxelles – La filiera europea dei semiconduttori trova la spinta dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri, grazie alla cooperazione transfrontaliera sostenuta da un massiccio intervento di aiuti di Stato. La Commissione Europea ha dato oggi (8 giugno) il via libera al progetto di interesse comune europeo (Ipcei) per sostenere la ricerca, l’innovazione e la prima diffusione industriale della microelettronica e delle tecnologie di comunicazione lungo tutta la catena del valore, per accelerare la transizione digitale e verde attraverso un impulso dai finanziamenti pubblici. “L’innovazione può comportare rischi che il mercato da solo non è in grado di affrontare, è per questo che gli aiuti di Stato dovrebbero colmare questa lacuna”, ha spiegato la vicepresidente della Commissione Ue per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, annunciando i progetti di ricerca sui semiconduttori che hanno ottenuto l’approvazione di Bruxelles.
C’è anche l’Italia – insieme ad Austria, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Spagna – tra i 14 Paesi membri che hanno preparato e notificato il progetto di interesse comune europeo sui semiconduttori da 8,1 miliardi di euro in finanziamenti pubblici, che dovrebbero sbloccare ulteriori 13,7 miliardi di euro di investimenti privati. A beneficiarne saranno 56 aziende (tra cui piccole e medie imprese e start-up), impegnate in 68 progetti attraverso più di 180 collaborazioni transfrontaliere, che coprono tutta la catena del valore, dai materiali e dagli strumenti alla progettazione dei chip e ai processi di produzione. Tra queste compaiono anche le italiane Memc Electronic Materials, Menarini Silicon Biosystems, Siae Microelettronica e l’italo-francese STMicroelectronics.
Una serie di progetti che per la Commissione “mirano a consentire la trasformazione digitale e verde” attraverso soluzioni innovative di microelettronica e comunicazione e con lo sviluppo di sistemi elettronici e metodi di produzione efficienti dal punto di vista energetico e a basso consumo di risorse: dall’intelligenza artificiale all’informatica quantistica, dalla guida autonoma alle comunicazioni 5G e 6G. Il completamento del progetto complessivo è previsto entro il 2032, con i primi prodotti da introdurre sul mercato già nel 2025. Il tutto sarà reso possibile dagli aiuti di Stato dei 14 Paesi membri Ue, valutati dalla Commissione come “necessari e proporzionati”, che “non falsano indebitamente la concorrenza” e soprattutto “molto ambiziosi, in quanto mirano a sviluppare tecnologie che vanno al di là di ciò che offre attualmente il mercato e consentiranno miglioramenti importanti” nei settori dei sensori, dei processori ad alte prestazioni e dei microprocessori.
“Grande soddisfazione” ha espresso il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per il via libera della Commissione europea al progetto “che ci vede coinvolti insieme altri 13 Paesi membri. Bene per l’Europa, bene per l’Italia”. Secondo il Ministro “il piano mostra che siamo sulla strada giusta per creare una piena connettività del Paese sulla economia del futuro“. La Commissione oggi autorizza l’Italia “ad erogare – spiega Urso – un valore massimo di aiuti di Stato alle quattro imprese di quasi un miliardo di euro, grazie al quale verrà attivato un investimento globale a livello nazionale di oltre 2,5 miliardi. A questo scopo stiamo inoltre preparando – conclude il Ministro – il piano nazionale della microelettronica che sarà alla base del Chips act italiano, che presenterò in Consiglio dei ministri prima della pausa estiva”.
La legge Ue sui semiconduttori
Ma la spinta alla produzione di semiconduttori non si ferma agli aiuti di Stato. Dopo la presentazione del piano nel febbraio dello scorso anno e l’accordo tra i co-legislatori lo scorso 18 aprile, l’European Chips Act rappresenta la spina dorsale a livello di legislazione comunitaria per affrontare la carenza di semiconduttori sul territorio dell’Unione, attraverso la mobilitazione di 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati – di cui 3,3 miliardi dal bilancio dell’Ue – su tre pilastri fondamentali. Il primo è Chips for Europe, l’iniziativa che metterà in comune le risorse dell’Unione, degli Stati membri, del settore privato e dei Paesi terzi associati ai programmi esistenti Ue per sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e le relative attività di ricerca e innovazione. Su questo punto sarà creato un nuovo obiettivo per i semiconduttori nell’ambito del Programma Europa Digitale (da 3,3 miliardi di euro, appunto, nei limiti dell’accordo sul Quadro finanziario pluriennale, aggiungendosi alle risorse già stanziate anche dallo Strumento per la ripresa e la resilienza). Il coordinamento arriverà dal partenariato pubblico-privato Chips Joint Undertaking, che sarà responsabile della selezione dei centri di eccellenza nell’ambito del suo programma di lavoro.
Il secondo pilastro dell’European Chips Act è il nuovo quadro per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza, attirando maggiori investimenti. Il compromesso finale amplia il campo di applicazione dei cosiddetti impianti ‘primi nel loro genere’ – includendo quelli che producono apparecchiature utilizzate nella produzione di semiconduttori – che possono beneficiare di procedure accelerate per la concessione dei permessi. A questo si aggiunge il fatto che i centri di progettazione che migliorano le capacità dell’Unione nella progettazione di chip innovativi possono ricevere il marchio europeo di centro di progettazione di eccellenza, con misure di sostegno che possono arrivare dai Paesi membri. Il terzo pilastro è invece il meccanismo per monitorare la catena di fornitura dei semiconduttori e coordinare le azioni in situazioni di crisi, attraverso cui gli indicatori di allerta precoce negli Stati membri saranno utilizzati per attivare un allarme di carenza a livello europeo. La Commissione potrà così attuare misure di emergenza, come dare priorità alla fornitura di prodotti particolarmente colpiti da una carenza o effettuare acquisti comuni per gli Stati membri.