Bruxelles – Dal Parlamento europeo potrebbe presto alzarsi un grido d’allarme sulla stato di salute dell’industria musicale e degli artisti europei. Nell’epoca della fruizione digitale e delle piattaforme on demand, quello musicale è “il comparto culturale più squilibrato”, con artisti e autori che si dividono le briciole dei ricavi generati da un mercato governato dai giganti dello streaming.
Alla commissione Cultura e Istruzione dell’Eurocamera (Cult), il socialista spagnolo Iban García del Blanco è stato incaricato di redigere un rapporto che promette battaglia per far sì che le grandi piattaforme spartiscano la torta in modo più equo con gli artisti e i compositori europei. Secondo uno studio condotto dal governo britannico, circa un terzo degli abbonamenti per lo streaming di musica viene trattenuto dalle piattaforme stesse. Un’altra fetta spetta alle etichette discografiche e alle organizzazioni di gestione dei diritti, mentre agli artisti e agli autori dei brani resta circa il 16,5 e il 10, 5 per cento.
Raggiunto da Eunews, l’eurodeputato ha spiegato che l’obiettivo principale del rapporto sarà “scoprire in che modo poter migliorare la posizione degli artisti“, che in questo momento rappresentano “l’anello più debole dell’intero mercato”. Ma senza “demonizzare” Spotify, che oltretutto è l’unico grande player europeo a livello mondiale. In Europa la piattaforma svedese ha in mano il 31 per cento del mercato, seguita da Apple con il 15 per cento, Amazon e Tencent con il 13 per cento. La situazione, come sottolineato dal presidente dell’organizzazione europea delle società di autori e compositori (Gesac), Gernot Graninger , ha del paradossale: “Sebbene i mercati in crescita della musica on demand offrano numerose opportunità per nuove iniziative creative e una maggiore portata del pubblico, non riescono a generare un valore sufficiente e a garantire un’adeguata remunerazione per i creatori”.
García del Blanco ha incontrato recentemente diversi stakeholders per combinare i diversi approcci al mercato digitale: “Dobbiamo analizzare ogni anello della catena del valore, perché ci sono molti più attori e i ricavi non finiscono tutti nelle mani delle piattaforme”, ha dichiarato. La parola chiave è equilibrio, necessario per “incoraggiare la Commissione europea ad agire il prima possibile“. Perché la direttiva sul copyright del 2019, che affermava il principio della “remunerazione adeguata e proporzionata” per i contenuti condivisi dalle piattaforme online, secondo García del Blanco non è cucita adeguatamente per un comparto musicale “capovolto” dalla crescita enorme del mercato digitale. “Dobbiamo aggiornare la direttiva sul diritto d’autore o introdurre un altro strumento per restituire equilibrio al settore”, ha sottolineato l’eurodeputato.
Il rapporto sugli autori nel mercato dello streaming musicale potrebbe essere presentato ai colleghi della Commissione Cult – nelle intenzioni di García del Blanco- “prima della pausa estiva“. A quel punto, dopo gli emendamenti dei relatori ombra e il voto sul testo modificato, la relazione approderà in plenaria all’emiciclo di Strasburgo. Fiduciosa Véronique Desbrosses, direttore generale di Gesac, che in una nota ha dichiarato di “confidare che i rappresentanti eletti al Parlamento europeo continueranno a sostenere con fermezza gli artisti europei fornendo proposte concrete a livello di politica dell’Ue”.