Bruxelles – Passo in avanti verso l’adozione di un regolamento europeo che riesca ad adeguare la libertà dei media e la protezione dei giornalisti alla nuova era di tecnologie digitali sempre più invadenti. Oggi (21 giugno) i rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri hanno dato il loro via libera alla posizione del Consiglio sul Media Freedom Act (Emfa) proposto dalla Commissione europea lo scorso 16 settembre.
Secondo fonti diplomatiche l’accordo sul testo proposto dalla presidenza svedese del Consiglio dell’Ue è stato trovato “a larghissima maggioranza”, fatta eccezione per le opposizioni di Ungheria e Polonia. Anche la Francia, che sembrava potersi mettere di traverso sui paletti ritenuti troppo stretti alle eccezioni garantite per motivi di sicurezza nazionale, “è tornata sulle posizioni della presidenza e della maggioranza” dei Paesi membri.
La posizione negoziata dagli ambasciatori Ue “mantiene l’ambizione e gli obiettivi della proposta della Commissione, garantendo che la nuova legge sia coerente con la legislazione europea vigente, rispetti le competenze nazionali in questo settore e trovi il giusto equilibrio tra la necessaria armonizzazione e il rispetto delle differenze nazionali“, si legge in una nota del Consiglio. Ora tocca all’Eurocamera, che dovrà adottare la propria posizione sul regolamento prima dell’inizio delle negoziazioni con le altre istituzioni europee. “L’obiettivo condiviso – dichiarano dal Consiglio – è concludere le negoziazioni sull’Emfa prima delle prossime elezioni europee“.
Le regole per proteggere pluralismo e indipendenza dei media
Uno dei nodi più spinosi era relativo alle disposizioni sull’utilizzo di software di sorveglianza (spyware) contro i giornalisti al fine di scoprire le loro fonti. Rispetto alla proposta originale della Commissione, il Consiglio ha introdotto una deroga nei casi di necessità di “salvaguardare la sicurezza nazionale”. Per quanto riguarda l’indipendenza del servizio pubblico, il testo adottato dai Ventisette chiarisce la responsabilità degli Stati membri di garantire la pluralità, l’indipendenza e il corretto funzionamento dei fornitori di media pubblici che operano all’interno dei loro confini.
Centrali le misure in matria di trasparenza: il regolamento imporrà agli Stati membri di rispettare la libertà editoriale, mentre i fornitori di servizi dovranno garantire la trasparenza della proprietà, “divulgando pubblicamente le informazioni a riguardo”. Anche l’assegnazione di pubblicità statale ai media dovrà essere “trasparente e non discriminatoria”. I 27 hanno affinato le regole di salvaguardia contro la rimozione ingiustificata di contenuti prodotti secondo standard professionali, che nella proposta della Commissione prevedono che “nei casi che non comportano rischi sistemici come la disinformazione, le piattaforme online di grandi dimensioni che intendono rimuovere contenuti ritenuti contrari alle loro politiche dovranno informare i fornitori di servizi sulle ragioni, prima che la rimozione diventi effettiva”.
Non ultimo, il Consiglio ha cercato di “rafforzare l’indipendenza” del Comitato europeo per i servizi dei media, il nuovo organismo composto dalle autorità nazionali, che avrà il compito di “promuovere l’applicazione efficace e coerente del quadro normativo dell’Ue”, di “assistere la Commissione nell’elaborazione di orientamenti su questioni di regolamentazione dei media”, di “emettere pareri su misure e decisioni nazionali che riguardano i mercati e le concentrazioni editoriali” e di “organizzare un dialogo strutturato tra le piattaforme online di grandi dimensioni e il settore dei media”.