Bruxelles – I cambiamenti climatici e il degrado ambientale al centro delle preoccupazioni europee nei settori della pace, della sicurezza e della difesa. Con la comunicazione congiunta adottata oggi (28 giugno), la Commissione Europea e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato la strategia per rispondere all’impatto delle sfide più urgenti nel futuro di medio e lungo termine: “L’Ue intende integrare meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nelle sue politiche esterne con una serie di azioni concrete che interessano l’intero spettro di dati, politiche, missioni, difesa e cooperazione con i partner terzi”, specifica la comunicazione.
“La nostra pace e la nostra sicurezza dipendono da solide politiche climatiche e ambientali“, ha messo in chiaro in conferenza stampa lo stesso alto rappresentante Borrell, sottolineando che “i cambiamenti climatici stanno cambiando anche il modo in cui le forze di difesa degli Stati membri pianificano, investono e operano”. Ecco perché la strategia dell’Unione definisce quattro priorità su cui iniziare i lavori. In primis il rafforzamento della pianificazione e del processo decisionale “attraverso un’analisi affidabile e accessibile”. A seguire, l’integrazione della risposta alle sfide del clima e della sicurezza nell’azione esterna, soprattutto nello studio dei conflitti regionali e nazionali nel mondo. C’è poi il miglioramento delle misure di adattamento al clima e di mitigazione delle operazioni e delle infrastrutture civili e militari degli Stati membri per ridurre i costi e l’impronta di carbonio, “garantendo al contempo il mantenimento dell’efficacia operativa”. E infine il rafforzamento dei partenariati internazionali attraverso forum multilaterali e con partner come la Nato, “in linea con l’agenda dell’Ue sui cambiamenti climatici e l’ambiente”. Anche e soprattuto considerata l’alleanza tra le due istituzioni sul piano del clima e della sicurezza globale.
“Le crisi climatiche e ambientali portano cambiamenti radicali nel nostro mondo a una velocità mai vista prima nella storia dell’umanità, hanno già un impatto sulla sicurezza globale, portando nuove minacce e acuendo le tensioni”, ha precisato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per il Green Deal, Frans Timmermans, parlando delle 30 azioni da attuare per realizzare le quattro priorità. Tra queste compare la creazione di un polo di dati e analisi sulla sicurezza climatica e ambientale all’interno del Centro satellitare Ue, l’impiego di consulenti ambientali nelle missioni e nelle operazioni della Politica di sicurezza e di difesa comune e la creazione di piattaforme di formazione a livello nazionale e comunitario. Ma al centro della strategia c’è anche lo sviluppo di “analisi e studi approfonditi, in particolare nelle aree geografiche vulnerabili come il Sahel o l’Artico“.
Le sfide alla sicurezza dai cambiamenti climatici
La comunicazione congiunta sulle sfide dei cambiamenti climatici per la sicurezza dell’Unione non solo fornisce una nuova prospettiva e il quadro operativo, ma definisce anche la necessità di affrontare “l’intensificarsi della competizione geopolitica per le risorse e le tecnologie necessarie alla transizione verde“. Tra le sfide identificate da Bruxelles ci sono “i ricorrenti estremi climatici, l’innalzamento delle temperature e del livello del mare, la desertificazione, la scarsità d’acqua, le minacce alla biodiversità, l’inquinamento e la contaminazione ambientale”, che “minacciano la salute e il benessere dell’umanità e possono creare maggiori spostamenti, movimenti migratori, pandemie, disordini sociali, instabilità e persino conflitti“.
Nella comunicazione viene specificato che i cambiamenti climatici e il degrado ambientale “sono intrinsecamente connessi e si aggravano a vicenda” e che stanno già incidendo sulla sicurezza della produzione alimentare, “riducendo la resa delle principali colture come mais, riso e grano, e aumentando il rischio di fallimenti simultanei dei raccolti nei principali Paesi produttori”. In questo senso preoccupano gli scenari futuri: “Si stima che entro il 2050 più di un miliardo di persone non avrà accesso sufficiente all’acqua e che il degrado del suolo potrebbe raggiungere il 90 per cento, mentre la domanda di cibo potrebbe aumentare del 60 per cento”. Il vero problema sul piano della sicurezza riguarda il fatto che tutti questi fattori di instabilità “possono essere e sono attivamente strumentalizzati da gruppi armati e reti di criminalità organizzata, da regimi corrotti o autoritari, anche attraverso i crimini ambientali”, precisa la comunicazione.
Ultima, ma non per importanza, la richiesta di allineamento anche del settore della difesa nell’affrontare le sfide del presente e del prossimo futuro. Questo dipende non solo dal fatto che le forze armate europee devono “confrontarsi con le mutevoli e difficili condizioni operative dovute ai cambiamenti climatici”, ma soprattutto sul piano degli obiettivi verdi dell’Unione: “Devono ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e la dipendenza dai combustibili fossili sul territorio” attraverso l’introduzione “graduale” dell’energia verde. Il tutto però “senza compromettere la loro efficacia operativa e la resilienza delle infrastrutture critiche della difesa”.