Bruxelles – Ammorbidire le regole con cui le piante e le colture prodotte da cisgenesi e mutagenesi vengono immesse sul mercato dell’Ue. Dopo tanto clamore e vari rimandi, la Commissione europea ha adottato oggi (5 luglio) e svelato i dettagli del suo quadro normativo sulle cosiddette ‘nuove tecniche genomiche’ (Ntg), tecniche innovative che alterano il materiale genetico di un organismo e consentono la produzione di varietà di piante e colture “migliorate” che, a detta della Commissione europea, possono essere più resistenti al clima, ai parassiti, richiedere meno fertilizzanti e pesticidi o garantire rese più elevate. E contribuire dunque ai piani di Bruxelles di rendere il sistema agroalimentare più sostenibile.
Il piano, annunciato ormai mesi fa e svelato oggi nel dettaglio, è sostenuto da una parte dalle grandi aziende agricole ma viene criticato da attivisti ambientali e piccoli agricoltori, che accusano la Commissione di voler semplicemente deregolamentare gli organismi geneticamente modificati, coperti da una direttiva del 2001. Ad aprile 2021 la Commissione europea aveva già confermato l’interesse a sfruttare il potenziale delle nuove tecniche genomiche, pubblicando uno studio su richiesta del Consiglio, in cui si conclude che l’attuale legislazione europea sugli OGM, la direttiva adottata nel 2001, non è adatta a coprire queste tecnologie innovative e i loro prodotti che si sono diffuse dopo il 2001 e quindi per la Commissione serve un nuovo quadro normativo. La proposta è infine arrivata oggi nel quadro di un più ampio pacchetto legislativo sulla biodiversità e sui settori alimentari adottato dal collegio dei commissari riunito a Bruxelles.
Il quadro normativo proposto oggi riguarda solo le piante prodotte mediante mutagenesi mirata (che induce mutazioni nel genoma della pianta senza aggiungere materiale genetico estraneo) e da cisgenesi (che prevede l’inserimento di materiale genetico in un organismo da un donatore sessualmente compatibile con l’organismo). Non riguarda invece le piante ottenute tramite trangenesi, ovvero l’introduzione di materiale genetico da una specie non incrociabile, che resta ‘coperta’ dalle attuali regole sugli Ogm.
In sostanza, la Commissione propone di ammorbidire le norme con cui le piante prodotte con mutagenesi e cisgenesi vengono immesse sul mercato. Distingue due diverse categorie di colture prodotte da queste tecniche: un primo gruppo di piante che avrebbero potuto essere create in modo convenzionale e un gruppo di piante da nuove tecniche genomiche con modifiche più complesse. Entrambe le categorie saranno soggette a requisiti per raggiungere il mercato, ma diversi: le piante della prima categoria dovranno solo essere notificate in un registro centrale, mentre le piante della seconda categoria saranno sottoposte al processo più esteso e più lungo della direttiva sugli Ogm, che tra le altre cose prevede una vera e propria autorizzazione. Così come per gli Ogm, anche le piante da nuove tecniche genomiche saranno vietate per la produzione biologica all’interno dell’Unione europea.
Le “nuove tecniche genomiche possono darti lo stesso risultato della selezione convenzionale e naturale o attraverso incroci mirati, ma con molta più velocità, precisione ed efficienza”, ha ricordato il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, presentando il pacchetto in conferenza stampa, precisando contro i detrattori che le “proposte sono il risultato di un’ampia e approfondita consultazione e si basano sulla scienza. Si applicano al miglioramento genetico delle piante, non ad altre aree”. Mentre ricorda che fuori dall’Ue, diversi prodotti vegetali sono già o stanno per essere disponibili sul mercato, la Commissione europea rifiuta ogni accusa di voler “deregolamentare” gli Ogm e assicura che farà un attento monitoraggio dell’impatto di questi prodotti. La prima relazione di monitoraggio dovrebbe essere pubblicata non prima di 3 anni dalla verifica/autorizzazione del primo prodotto derivato da nuove tecniche genomiche. Una valutazione della legislazione dovrebbe seguire non prima di 2 anni dopo. Le proposte saranno ora discusse dal Parlamento europeo e dal Consiglio nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.
All’interno del pacchetto legislativo la Commissione europea ha proposto anche una proposta di regolamento sulla produzione e la commercializzazione di materiali riproduttivi vegetali per aggiornare le regole attuali, alcune delle quali hanno più di 50 anni. In una nota, Bruxelles ricorda che l’Ue è il più grande esportatore di sementi, con il 20% del mercato mondiale, per un valore stimato di 7-10 miliardi di euro e 7.000 imprese, per lo più Piccole e medie imprese. Secondo Bruxelles la proposta aumenterà la diversità e la qualità dei semi, delle talee e di altro materiale riproduttivo per le piante e garantirà rese stabili grazie a varietà vegetali a prova di futuro. Anche i semi si adatteranno meglio alle pressioni del cambiamento climatico e contribuiranno a preservare la diversità genetica delle colture coltivate e contribuiranno a garantire la sicurezza alimentare. In sintesi, la proposta ridurrà la burocrazia e aumenterà l’efficienza e l’efficacia dei sistemi di registrazione e certificazione. Per i materiali riproduttivi della foresta, la proposta aiuterà a garantire che l’albero giusto sia piantato nel posto giusto, in modo che le foreste si adattino meglio ai cambiamenti climatici