Bruxelles – In alcuni Stati membri “permangono preoccupazioni sistemiche” relative al rispetto dello Stato di diritto. Due su tutti: Polonia e Ungheria. Se il 65 per cento delle raccomandazioni suggerite dalla Commissione Europea l’anno scorso è stato accolto, Varsavia e Budapest rimangono le osservate speciali soprattutto per quanto riguarda l’indipendenza del sistema giudiziario e la libertà dei media.
Nella quarta relazione annuale pubblicata oggi (5 luglio) dalla Commissione Ue, i quattro pilastri presi in considerazione per valutare progressi e arretramenti compiuti dai Paesi membri sono, oltre all’indipendenza giudiziaria e il pluralismo dei media, i quadri nazionali anticorruzione e altri pesi e contrappesi istituzionali. Quattro indicatori costruiti sulla base di “530 incontri e consultazioni con circa 750 autorità nazionali, stakeholders e rappresentanti della società civile negli Stati membri”, ha evidenziato la vicepresidente dell’esecutivo Ue responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, Věra Jourová.
In un quadro generale di “stabilizzazione dello Stato di diritto nell’Ue”, in cui Bruxelles “non ha osservato nessun grande arretramento”, spiccano ancora una volta le schede degli ultimi della classe, Polonia e Ungheria. In particolare a Varsavia, nonostante gli impegni di riforme assunti con l’adozione del Pnrr, “persistono gravi preoccupazioni in merito all’indipendenza del sistema giudiziario”. Il rapporto solleva “seri dubbi” sul Consiglio nazionale della magistratura, con diversi giudici che “continuano a essere oggetto di indagini, procedimenti disciplinari e trasferimenti forzati”. E sottolinea che le funzioni del ministro della Giustizia e del procuratore generale “non sono ancora state definitivamente separate”. Sotto la lente d’ingrandimento anche l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’influenza russa in Polonia, contro cui l’Ue ha avviato una procedura d’infrazione, e che consente di estromettere dalle funzioni pubbliche chiunque sia sospettato di vicinanza al Cremlino.
Come ricordato da Jourová, la relazione sullo Stato di diritto “non è l’unico strumento a disposizione” di Bruxelles per richiamare i Paesi membri. Esistono le procedure d’infrazione, il meccanismo di condizionalità e l’attivazione dell’articolo 7 sulla protezione dei valori dell’Ue. Il governo di Mateusz Morawiecki si è visto congelare 36 miliardi di euro dai fondi europei di Coesione, fino a quando non dimostrerà sostanziali progressi sulle riforme in materia di giustizia. Il blocco dei fondi di Coesione e del Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe contribuito ai timidi progressi registrati in Ungheria sul fronte dell’indipendenza della magistratura: la relazione sottolinea che Budapest ha “adottato alcune riforme legislative volte a dare seguito alle raccomandazioni” dell’anno precedente. Ma il quadro resta allarmante soprattutto per quel che riguarda la lotta alla corruzione e addirittura “nessun progresso” è stato compiuto sulla libertà d’informazione. Così come sulla rimozione degli ostacoli che impediscono il lavoro alle organizzazioni della società civile.
Il commissario per la Giustizia, Didier Reynders, ha ricordato che l’indipendenza dei media era uno dei pilastri che già nel 2022 aveva fatto registrare un trend negativo nei Ventisette e ha spronato i Paesi membri a insistere nel “seguire le raccomandazioni della Commissione”. Reynders si è poi soffermato sulla Spagna, in cui nonostante l’invito giunto da Bruxelles di procedere con urgenza al rinnovo del Consiglio della magistratura, “sfortunatamente a Madrid non c’è stato alcun progresso“. La relazione mette nero su bianco le preoccupazioni del commissario, perché “il mancato rinnovo sta avendo un impatto sul lavoro della Corte Suprema e sul sistema giudiziario nel suo complesso”.
“Progressi significativi” in Italia, ma attenzione alla legge sull’abuso di ufficio
Più rosea la situazione delineata dalla Commissione Ue per l’Italia, grazie a diversi “progressi significativi” sulla digitalizzazione del sistema giudiziario, direttamente connessa all’erogazione dei fondi del Pnrr, ma anche segnali incoraggianti verso l’obiettivo dell’adozione “di norme complete sul conflitto di interessi e di un regolamento che istituisca un registro operativo delle lobby”. Tuttavia rimango alcuni elementi di criticità. La relazione ammonisce l’Italia sulla protezione dei giornalisti, che “continuano a subire diverse forme di intimidazione”: in particolare desta preoccupazione l’aumento del numero di querele temerarie nei confronti di giornalisti. Tra le nuove raccomandazioni, Bruxelles chiede a Roma di “affrontare in modo efficace e rapido la pratica di incanalare donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un unico registro elettronico per le informazioni sui finanziamenti di partiti e campagne elettorali”.
La Commissione dedica qualche riga anche al controverso piano del governo sull’abuso di ufficio. “È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze: queste modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l’efficace individuazione e lotta alla corruzione”, rileva la relazione.