Bruxelles – Al via i lavori per l’istituzione dell’agognato organismo etico interistituzionale europeo. Questa mattina (7 luglio) la vicepresidente della Commissione europea responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, Věra Jourová, ha presieduto la prima riunione con rappresentanti di alto livello delle nove istituzioni europee chiamate a negoziare sul testo presentato lo scorso 8 giugno. L’obiettivo è rendere il nuovo organismo operativo prima della fine della legislatura, la prossima primavera: “Non c’è tempo da perdere- ha dichiarato Jourová-, ho incoraggiato tutti a lavorare sodo per concludere il prima possibile”.
A sette mesi dallo scoppio del Qatargate, e a più di tre anni da quando la allora neo presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, le assegnò l’arduo compito, la commissaria è finalmente riuscita a far sedere allo stesso tavolo il Parlamento europeo, il Consiglio europeo, il Consiglio dell’Unione europea, la Corte di Giustizia europea, la Banca Centrale europea, la Corte dei conti europea, il Comitato economico e sociale (Cese) e il Comitato europeo delle Regioni. E a strappare loro “l’impegno a continuare il lavoro sulla base della proposta della Commissione“.
Una proposta già frutto di mesi di consultazioni e compromessi, che ha già attirato su di sé diverse critiche. Nei piani della commissaria, le tre principali prerogative del corpo etico saranno lo sviluppo di alti standard etici, lo scambio di buone pratiche tra le istituzioni e la promozione di una cultura dell’etica europea. L’organismo, composto da membri di tutte le istituzioni e da alcune figure indipendenti, applicherebbe un “approccio differenziato”, fornendo un quadro generale di standard comuni e lasciando ad ogni istituzione la libertà di implementare tali indicazioni con regole interne specifiche. Il problema è che la proposta della Commissione non prevede di conferire all’organismo etico alcun potere d’indagine e sanzionatorio, per i quali sarebbe necessaria una modifica dei Trattati fondativi dell’Unione.
Troppo poco per scongiurare nuovi scandali di corruzione come quello che ha fatto tremare i banchi dell’Eurocamera lo scorso dicembre, arrivando a lambire anche alcuni funzionari dell’esecutivo comunitario. Proprio dal Parlamento europeo, rappresentato all’incontro di oggi dalla sua presidente Roberta Metsola, arriva l’accusa più forte di “mancanza d’ambizione” al testo di Jourová. Un testo ritenuto non in linea con le risoluzioni che l’Eurocamera ha adottato sulla questione prima nel 2021 e poi a febbraio scorso, a poche settimane dallo scoppio del Qatargate.
E allora, dopo l’acceso dibattito tra gli eurodeputati e la commissaria andato in scena all’emiciclo di Strasburgo lo scorso 13 giugno, l’Eurocamera è pronta a votare -mercoledì 12 luglio- una nuova risoluzione sulla proposta dell’esecutivo Ue. Se sono quasi tutti d’accordo di essere di fronte a “un’occasione persa”, i gruppi politici hanno opinioni diverse sulla strategia per modificare radicalmente l’architettura del futuro corpo etico. I Socialisti e democratici (S&d) si dicono “pronti a svolgere un ruolo costruttivo nel negoziare la proposta della Commissione”, su cui “c’è un notevole margine di miglioramento”. Ma i liberali di Renew hanno fatto sapere che si rifiuteranno di lavorare sul testo di Jourová, e hanno invitato gli eurodeputati a rigettare la proposta. Uno scenario che sembra inverosimile, ma che rende l’idea di quanto sia controversa la questione all’interno dell’Aula.