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Home » Economia » Investimenti stranieri, scatta ‘la tagliola Ue’

Investimenti stranieri, scatta ‘la tagliola Ue’

Nuove regole per controllare l'attività dei Paesi terzi. Obblighi di notifica e comunicazione per le imprese attive nell'Unione

Renato Giannetti di Renato Giannetti
10 Luglio 2023
in Economia

Bruxelles – Fare affari nell’Ue, ma con nuove regole, più obblighi, più controlli. L’Unione europea dice ‘basta’ alla libertà di business incontrastata nel mercato unico, restringendo le maglie per gli investimenti stranieri. Una mossa che intende permettere di “rimanere aperti al commercio e agli investimenti, garantendo nel contempo condizioni di parità per tutte le imprese che operano nel mercato unico“. Una formula che va letta soprattutto in senso anti-cinese, anche se di Cina non si parla. Ma la presenza del Paese asiatico, con le sue imprese controllate o sostenute dal governo, è un problema di lungo corso, come messo in evidenza dalla questione del controllo dei porti.

Già nel 2016 si era posto il problema, su cui l’Ue si è attivata tardi. Per contrastare l’avanzata straniera nel mercato unico, prima su tutte quella cinese, solo dall’11 ottobre 2020 l’Unione europea si è dotata di un meccanismo europeo per analizzare gli investimenti stranieri diretti. L’esecutivo von der Leyen ha voluto correre ancor più ai ripari attraverso un regolamento, presentano nel 2021 ed entrato in vigore a gennaio di quest’anno. Quello che oggi Bruxelles fa è definire in che modo questo nuovo regime potrà funzionare.

Nello specifico, le società estere sono obbligate a notificare le operazioni di concentrazione o fusione quando all’interno dell’Ue questo generi un fatturato nell’Ue di almeno 500 milioni di euro, e quando alle parti oggetto dell’operazione sono stati concessi contributi finanziari esteri complessivi di almeno 50 milioni di euro negli ultimi tre anni. L’obbligo scatta anche in presenza di contributi finanziari esteri nelle procedure di appalto pubblico, se il valore stimato del contratto è di almeno 250 milioni di euro e l’offerta prevede un contributo finanziario estero aggregato combinato di almeno 4 milioni di euro per Paese terzo negli ultimi tre anni.

Quanto al capitolo degli appalti pubblici, le aziende devono segnalare gli aiuti pubblici esteri attraverso “informazioni dettagliate su tutti i contributi finanziari” di almeno un milione di euro concessi individualmente nei tre anni precedenti la notifica. Per tutti gli altri contributi finanziari esteri, servirà invece una panoramica dei contributi finanziari concessi per un importo individuale di almeno un milione di euro e in relazione ai soli Paesi che hanno concesso a ciascuna delle parti notificanti almeno quattro milioni di euro per paese nei tre anni precedenti la notifica.

Il regolamento entra in vigore dal 12 luglio. A partire dal 12 ottobre 2023 le imprese dovranno notificare le concentrazioni e la partecipazione a procedure di appalto pubblico che comportano contributi finanziari esteri e il rispetto delle relative soglie di notifica.

Tags: cinaconcorrenzainvestimenti esterimercato unicoUe

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