Dall’inviato a Strasburgo – Nuova picconata al Green Deal europeo: l’Eurocamera ha deciso di escludere gli allevamenti di bovini dalla direttiva Ue sulle emissioni industriali e di abbassare i requisiti anche per quelli di suini e pollame. Passa la linea difesa strenuamente da destra e liberali: non equiparare le grandi stalle alle grandi industrie. Anche se, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, sono responsabili del 54 per cento di tutte le emissioni di metano di origine antropica sul territorio dell’Ue.
Con 396 voti a favore, 102 contrari e 131 astenuti, gli eurodeputati hanno adottato la posizione negoziale sulla direttiva, sostenendo l’obiettivo proposto dalla Commissione europea di includere nei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni miniere e grandi impianti che producono batterie. Ma sugli allevamenti di bestiame su larga scala il Parlamento si è messo di traverso, votando per mantenere l’esenzione dalla regolamentazione per gli allevamenti con meno di 2000 suini (o 750 scrofe) e 40 mila esemplari di pollame. E escludendo dal regime gli allevamenti di bovini, a differenza da quanto proposto dalla Commissione.
Le misure, secondo le stime dell’esecutivo Ue, avrebbero interessato meno del 2 per cento degli allevamenti di bovini nei Paesi membri. Per le grandi stalle più inquinanti erano previsti costi maggiori, controlli più severi e l’impegno a dover adottare le tecnologie necessarie per abbattere le emissioni. Ma per Paolo De Castro, relatore per il gruppo S&d in Commissione Agricoltura (Agri), il testo votato oggi “scongiura un errore scientifico e pratico, che avrebbe rischiato di mettere a repentaglio decenni di avanzamento dell’intera filiera bovina” e contempla “da un lato gli ambiziosi obiettivi di riduzione dell’inquinamento e dall’altro le specificità di ciascun settore”. I due emendamenti che hanno eliminato la qualsiasi riferimento alla filiera dei bovini dal testo sono passati grazie al voto in blocco delle destre di Ecr, Id, Ppe e la quasi totalità di Renew.
Nonostante la commissaria Ue per i Trasporti, Adina Ioana Valean, avesse sottolineato per conto del gabinetto von der Leyen che “l’allargamento della portata della normativa” avrebbe riguardato “solo i più grandi allevamenti zootecnici, riducendo la pressioni sui piccoli agricoltori“, l’Eurocamera è rimasta quasi compatta a difesa della filiera, ad eccezione della Sinistra europea, dei Verdi e della maggioranza dei Socialdemocratici. Cantano vittoria la Lega e la filiera industriale italiana: l’eurodeputato del carroccio Danilo Oscar Lancini ha parlato di “tragedia evitata” e ha puntato il dito contro Bruxelles, rea di voler “uccidere valori e tradizioni” degli “allevamenti più piccoli, radicati sul territorio, in gran parte a conduzione familiare, frutto del lavoro tramandato da generazione a generazione, di padre in figlio”. Anche l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, se la prende con la Commissione europea: “Il progetto di smantellamento della produzione europea voluto da Timmermans ha ricevuto una battuta di arresto”, ha dichiarato in una nota stampa.
Eloquente d’altra parte il commento di Greenpeace Italia, secondo cui “il Parlamento Ue oggi ha votato per consentire ai più grandi allevamenti intensivi di continuare a inquinare. Per la difesa di poche grandi aziende, si sacrificano la salute delle persone e gli interessi dei piccoli agricoltori”.