Bruxelles – Dopo il via libera preliminare alle richieste del governo per terza e quarta rata del piano nazionale per la ripresa (Pnrr), l‘Italia lavora all’aggiornamento della strategia nazionale di rilancio presentando alla Commissione europea il capitolo energetico. Il governo Meloni notifica le proposte di modifica per includere anche le misure utili a RepowerEu, la strategia dell’Ue per l’indipendenza energetica. L’esecutivo comunitario prende atto e avvia le verifiche del caso, che prenderanno qualche settimana.
Ai sensi del regolamento REPowerEU, entrato in vigore nel marzo 2023, gli Stati membri che desiderano beneficiare dell’aumento della dotazione finanziaria per il dispositivo per la ripresa devono modificare i loro piani inserendovi un capitolo specifico contenente le riforme e gli investimenti finalizzati agli obiettivi della strategia. Alla fine l’Italia compie questo passo, che non sarà semplice.
Il capitolo REPowerEU proposto dall’Italia per il proprio Pnrr “comprende varie riforme”, anticipano a Bruxelles. Tra queste gli impegni per lo sviluppo delle energie rinnovabili, il potenziamento delle competenze verdi sia nel settore pubblico che in quello privato, la lotta ai sussidi dannosi per l’ambiente e il miglioramento della produzione di biometano. Previste anche tre aree principali comprendenti diversi investimenti, in particolare legati al potenziamento delle reti energetiche, all’efficienza energetica e alle filiere strategiche.
Allo stesso tempo il governo Meloni chiede a Bruxelles di rivedere 144 azioni di investimento e riforme. Non sono poche, né limitate a pochi ambiti di intervento. Perché si tratta di riaprire i cantieri per digitalizzazione e competitività, transizione ecologica, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute. Da Bruxelles viene ribadito in ogni caso la regola principale: “La prima priorità rimane la rapida attuazione dei piani esistenti e che possono essere intraprese entro la scadenza del 2026″. Un messaggio politico chiaro per Meloni e alleati.
La Commissione valuterà ora se il piano modificato soddisfa ancora i criteri previsti, e solo in quel caso proporrà al Consiglio una proposta di esecuzione, per cui il Consiglio avrà fino a quattro settimane per esprimersi. Un eventuale via libero europeo varrebbe per l’Italia 2,76 miliardi di euro in nuove sovvenzioni.