Bruxelles – I dati sono quelli dello scorso anno ma, considerando che l’emergenza incendi nell’Unione Europea da anni sta diventando sempre più grave nel corso dei mesi estivi, il quadro tracciato da Eurostat è particolarmente preoccupante per la gestione dei disastri naturali che si stanno intensificando in questo 2023 dalle temperature record. Perché in un solo anno – tra il 2021 e il 2022 – in tutta l’Ue sono diminuiti di oltre 5 mila unità i professionisti della lotta contro gli incendi, con un forte calo registrato in 10 Paesi membri che ha trascinato verso il basso la media dei Ventisette.
La denuncia arriva dalla Confederazione europea dei sindacati (Etuc), a partire dai dati Eurostat pubblicati lunedì (7 agosto). “Nonostante la crisi climatica aumenti il rischio di incendi”, più di un terzo dei Paesi membri Ue non ha ritenuto necessario mantenere quantomeno stabile il livello di vigili del fuoco arruolati: Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Lettonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria. “I tagli hanno inciso sulla capacità dell’Europa di far fronte agli incendi causati dall’estate più calda mai registrata”, è l’attacco dei sindacati europei, che mettono in luce come l’impatto abbia avuto un riflesso su tutta l’Unione: la diminuzione generale si attesta al -1,5 per cento, ovvero 5.288 professionisti in meno. Tra il 2021 e il 2022 i tagli percentuali più consistenti si sono verificati in Slovacchia (-30 per cento), Bulgaria (-22) e Portogallo (-21), ma in doppia cifra sono andati anche Belgio (-19), Romania (-15), Lettonia (-14) e Francia (-12). In termini assoluti invece è la Francia il membro Ue con il record negativo (-5.446), seguita da Romania (-4.250), Portogallo (-2.907) e Slovacchia (-2.702), con altri tre Paesi in deficit di oltre mille unità: Germania (-1.821), Belgio (-1.787) e Bulgaria (1.768).
A nulla sono valsi gli sforzi degli altri 12 Paesi membri Ue (per Austria, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo e Malta non ci sono dati disponibili) nell’aumentare i propri organici di vigili del fuoco. A trainare l’occupazione 2022 per la lotta anti-incendi in questa stagione estiva sono stati i Paesi mediterranei – Grecia (+6.900), Spagna (+5.233) e Italia (+2.004) – con il contributo di Repubblica Ceca (+1.578) e Lituania (+1.049), oltre a Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Paesi Bassi e Polonia. Come sottolinea Eurostat, nel 2022 c’erano 359.780 vigili del fuoco professionisti nell’Ue, pari allo 0,2 per cento dell’occupazione totale: Grecia, Estonia e Cipro hanno registrato la quota più alta nell’occupazione nazionale (oltre lo 0,4 per cento), mentre Paesi Bassi e Francia hanno registrato le quote più basse intorno allo 0,1. Ma è chiara la preoccupazione dell’Etuc, relativa alla proposta di riforma del patto di stabilità: “Ulteriori tagli se l’Ue reintrodurrà le regole dell’austerità a gennaio“. In questo scenario “l’importo che i Paesi saranno costretti a tagliare dai bilanci nazionali il prossimo anno per rispettare le nuove regole” sarebbe pari a quello necessario per pagare lo stipendio di “oltre un milione di lavoratori del settore pubblico”.
Durissima la reazione della segretaria generale dell’Etuc, Esther Lynch: “Tagliare il numero dei vigili del fuoco nel bel mezzo di una crisi climatica è una ricetta per il disastro”, dal momento in cui “l’aumento del rischio causato dai cambiamenti climatici è stato chiaro a tutti quest’estate, dobbiamo garantire che i nostri vigili del fuoco abbiano il personale e le risorse necessarie per svolgere il loro lavoro di salvataggio”. Anche sulla prospettiva di una “austerità 2.0” il commento di Lynch è netto: “Tutti i Paesi dovrebbero investire nei loro servizi antincendio e in altri servizi pubblici per far fronte all’aumento del carico che sarà loro imposto dal cambiamento climatico”, ma sembra evidente che “gli investimenti sono già insufficienti e temo che potrebbero arrivare altri tagli se l’Ue reintrodurrà le regole dell’austerità il prossimo anno”. Critiche dai sindacati europei sono rivolte anche all’indirizzo del commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič: “Siamo preoccupati di sentire che non riesce a trovare il tempo per incontrare i rappresentanti dei vigili del fuoco della Federazione sindacale europea dei servizi pubblici per discutere degli incendi”.
Gli strumenti Ue per la lotta contro gli incendi
Per la lotta contro gli incendi lo strumento principale è il Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Istituito nel 2001 dalla Commissione, è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Un altro strumento, parte sempre del Meccanismo, è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: per quest’estate è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.