Bruxelles – È una solidarietà “senza precedenti”, che si concretezza nella più grande operazione aerea mai messa in campo dall’Unione Europea, per contrastare gli incendi che stanno devastando la Grecia nord-orientale ormai “più vasti della città di New York”. Il triste record del rogo peggiore mai registrato nella storia dell’Ue – da quando nel 2000 sono iniziate le rilevazioni del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis), la sezione dedicata del servizio di gestione delle emergenze (Ems) del programma Copernicus – continua a crescere e per Bruxelles è di vitale importanza dare una risposta all’altezza delle aspettative delle autorità greche e non. Perché, come sta dimostrando il trend delle ultime estati, questo è con tutta probabilità solo un assaggio di quanto si vedrà nel prossimo futuro sul continente: eventi naturali estremi, di portata sempre più grande e distruttiva, a cui si potrà rispondere efficacemente solo con un supporto a livello europeo.
Come conferma il team di mappatura rapida del servizio Ems, a oggi (30 agosto) è stata rilevata un’area totale bruciata di 81.260 ettari nella regione di Alexandroupolis-Feres, con un aumento di 388 ettari nelle ultime 24 ore. Già da due giorni è stata superato il confronto dell’estensione della città di New York (78.380 ettari) e da sei giorni quello dell’incendio più vasto di sempre sul territorio europeo. Dall’attivazione del servizio di mappatura satellitare Copernicus con la nuova ondata di incendi in Grecia, sono già stati rilasciati 21 prodotti di delineazione delle aree colpite da cinque mappature rapide: due nella regione della Macedonia orientale e della Tracia, una nella Grecia centrale, una nell’isola di Eubea e una ad Atene. A questo servizio cruciale per la lotta sul campo si somma il supporto operativo dei vigili del fuoco europei. “La più grande operazione aerea antincendio dell’Unione Europea sottolinea il nostro impegno per un’azione collettiva rapida ed efficace in tempi di crisi”, ha messo in chiaro il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, commentando il dispiegamento in Grecia di quasi la metà della riserva antincendio rescEu. Su 28 mezzi (4 elicotteri e 24 aerei) a disposizione dei Ventisette per quest’estate, un elicottero Blackhawk dalla Repubblica Ceca e 11 aerei antincendio di stanza in Croazia, Cipro, Francia, Germania, Spagna e Svezia sono già arrivati in Grecia nord-orientale. Si aggiungono poi i 407 vigili del fuoco e 62 veicoli da 7 Paesi aderenti al Meccanismo di protezione civile Ue: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Romania, Serbia e Slovacchia. “Continueremo a lavorare instancabilmente per proteggere le vite, le proprietà e l’ambiente”, ha aggiunto il commissario Lenarčič: “L’unità e la cooperazione dell’Ue sono i nostri punti di forza per superare queste sfide”.
Un lavoro che dovrà guardare inevitabilmente anche al futuro prossimo e di medio/lungo periodo, perché nel corso delle prossime estati il trend sembra destinato a peggiorare in modo sensibile. È per questo motivo che, come ricordato dal portavoce della Commissione Ue responsabile per la Gestione delle crisi, Balazs Ujvari, nel contesto della lotta antincendio sul territorio dell’Unione “l’obiettivo è quello di avere capacità di comprare aerei con fondi Ue“, in aggiunta a quelli dell’attuale riserva rescEu. Il lavoro a Bruxelles è già iniziato e prevede di mettere a disposizione degli Stati membri “una flotta di 12 nuovi aerei entro il 2030, comprati con fondi Ue e posizionati strategicamente sul territorio per coprire diverse aree geografiche”. Il target che “guarda alla fine del decennio” è giustificato dal fatto che “serve tempo per produrre Canadair”, ma il piano è già cominciato con “due aerei Fire Boss comprati dalla Svezia con fondi Ue, i primi nel contesto di questa strategia”. In attesa di avere tutto il parco aerei pronto in poco più di cinque anni, la Commissione si aspetta che “i prossimi arrivino entro il 2027”.
Gli strumenti Ue per la lotta contro gli incendi
Per la lotta contro gli incendi lo strumento principale è il Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Istituito nel 2001 dalla Commissione, è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Un altro strumento, parte del Meccanismo, è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: in vista della nuova stagione d’incendi nell’Ue, a maggio era stato messo a punto un piano di emergenza per il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia. Proprio quelli che in questi giorni hanno scritto una pagina – molto triste – della storia europea.