Bruxelles – Dar vita a una specifica strategia industriale sui piccoli reattori nucleari e includerli tra le tecnologie riconosciute dalla legge sull’industria Net Zero (Net-Zero Industry Act), quindi potenzialmente accessibili a fondi europei. Sono alcune delle richieste contenute nel progetto di relazione sul tema, a prima firma dell’eurodeputato sloveno del Ppe, Franc Bogovič, che sarà discussa alla prossima riunione della commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre) dell’Europarlamento giovedì 7 settembre.
I piccoli reattori modulari (small modular reactors) sono reattori nucleari minori sia in termini di potenza sia di dimensioni fisiche, rispetto alle centrali tradizionali su scala gigawatt, con una potenza compresa tra 10 e 300 MegaWatt. Si basano su tecnologie esistenti e sono progettati per essere costruiti in fabbrica in forma modulare standard; il loro vantaggio principale è che possono essere assemblati in fabbrica e poi spediti e installati sul posto, quindi anche in aree remote con capacità di rete limitata o in aree in cui l’uso di grandi centrali nucleari tradizionali non è possibile. Questa tipologia di reattori utilizza reazioni di fissione nucleare per creare calore che può essere utilizzato direttamente o per generare elettricità e sono di recente tornati al centro del dibattito politico in Ue nel pieno della crisi energetica con la Russia e nel tentativo di diversificare le fonti di approvvigionamento. Anche la relazione sottolinea il potenziale dell’energia nucleare e dei piccoli reattori nucleari nel contribuire agli obiettivi dell’Ue in materia di energia pulita e chiede lo sviluppo “di una strategia globale per la diffusione dei piccoli reattori nell’Ue, che tenga conto delle esigenze e delle circostanze specifiche di regioni e settori diversi”, si legge nel documento, visto da GEA.
Ne riconosce inoltre il potenziale per svolgere un ruolo “significativo” nella sostituzione dei combustibili fossili, nella produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio, nella produzione di calore industriale e per il teleriscaldamento. Nella ‘dichiarazione esplicativa’ che accompagna l’articolato della relazione, si ricorda poi che sono attualmente sono 12 gli Stati membri Ue su 27 (Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia) a ospitare centrali nucleari sul proprio territorio. Altri Paesi, come la Polonia, stanno proponendo di sviluppare l’energia nucleare per la prima volta.
Nel 2021, l’energia nucleare costituiva il 13,1 per cento del mix energetico dell’Ue e rappresentava il 25 per cento di tutta l’elettricità prodotta. Il relatore si sofferma poi su un’altra richiesta, ovvero riconoscere i piccoli reattori nucleari “tra le tecnologie riconosciute dalla legge sull’industria a zero emissioni. Il ‘Net-Zero Industry Act’ – presentato dalla Commissione europea lo scorso 16 marzo – ha individuato otto tecnologie strategiche su cui puntare per la transizione (solari fotovoltaiche e termiche; eolico onshore e energie rinnovabili offshore; batterie e accumulatori; pompe di calore e geotermia; elettrolizzatori e celle a combustibile per l’idrogeno; biogas e biometano; cattura e stoccaggio del carbonio; tecnologie di rete). Tra queste otto non figura il nucleare, che è stato ridimensionato tra le tecnologie a cui viene riconosciuto un contributo ai fini della decarbonizzazione (tecnologie sostenibili per i combustibili alternativi, le tecnologie avanzate per produrre energia dai processi nucleari con scarti minimi dal ciclo del combustibile, i piccoli reattori modulari e i relativi best-in carburanti di classe).
Sembra invece che la Commissione europea non abbia intenzione di presentare una iniziativa legislativa sui reattori di nuova generazione, facendo marcia indietro sulle stesse dichiarazioni della commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, al Consiglio Energia di fine marzo. “La decisione se il nucleare possa avere spazio nel mix energetico nazionale rimane una competenza nazionale, ma è vero che di recente i Paesi membri hanno dimostrato di avere di nuovo interesse rispetto all’installazione di nuovi impianti nucleari, anche perché parte del parco nucleare è relativamente vecchia”, aveva riferito la commissaria estone, assicurando che dal punto di vista della Commissione europea, comprendiamo che, oltre ai piani di costruzione dei reattori nucleari convenzionali e ai piani di estensione di vita di quelli esistenti, i Paesi hanno bisogno anche di una guida dalla Commissione per il dispiegamento dei piccoli reattori modulari, standard comuni europei. E noi presenteremo questi orientamenti”. Per ora, spiegano fonti a Eunews, non arriverà alcuna iniziativa legislativa da parte della Commissione, a cui rimane poco più di un anno prima della naturale scadenza del mandato.