Bruxelles – Come è vista l’Italia dall’Europa, e come è vista l’Europa dall’Italia? Le percezioni rispettive corrispondono sempre alla realtà? L’Italia è solo patria di mafie e corruzione, o anche esempio virtuoso della lotta alle frodi, alla corruzione ed alla criminalità internazionale?
Un turbine di domande alle quali trovare risposte. Come: cosa significa essere Patriota nel XXI secolo? Si può essere patriota italiano senza essere anche patriota europeo? E cosa significa essere patriota italiano-europeo?
Si può credere nell’unità europea senza essere europeista da piedistallo o radical chic? E si può essere patriota senza essere sovranista?
Si può parlare di “mondo al contrario” nel rispetto di tutti i diritti e i doveri sanciti dalla Costituzione, senza neppure dimenticarsi del “sistema” scoperchiato da Luca Palamara?
Com’è vista dall’Europa la giustizia italiana, e perché su di essa dovrebbe accendersi un faro europeo?
Si può essere fieramente italiani ed europeisti, senza essere identificati come inaffidabili frodatori, e adepti della tecnocrazia delle élites?
Perché l’Italia spende molto per la vigilanza delle frontiere esterne dell’Ue, ma incassa meno dei Paesi Bassi?
Il Qatargate è solo un episodio corruttivo o un attacco alla democrazia europea? Si può pubblicare un libro dove si parla di tutto e di tutti, bene e male, a seconda dei meriti e demeriti, pur sempre nel rispetto dei diritti di tutti?
A queste ed altre domande, che molti italiani si pongono sull’Europa, e molti altri cittadini europei si pongono sull’Italia, Alessandro Butticè, giornalista, generale in congedo della Guardia di Finanza e per molti anni portavoce dell’Olaf, l’organismo antifrode europeo, cerca di dare risposta con questa raccolta di scritti, interviste e pensieri “italiani-europei”, che vanno prevalentemente dal 2018 a qualche mese prima della pubblicazione: “Io, l’Italia e l’Europa“.
Il filo conduttore, dopo la prefazione del magistrato antimafia ed europarlamentare Caterina Chinnici, è quello di provare a spiegare – non senza una vena di critica, pur sempre costruttiva – l’Europa agli italiani e l’Italia agli altri cittadini europei. Fuori da facili luoghi comuni e stereotipi. Come quelli secondo cui l’Italia sarebbe un Paese solo di mafie, corrotti e corruttori, e l’Europa solo regno degli zero virgola e della curvatura dei cetrioli.
“Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti non è mai casuale”, tiene a sottolineare l’Autore.