Bruxelles – Energia, tecnologie digitali, della salute e dell’alimentazione. La Spagna alla guida di turno dell’Unione europea ha presentato venerdì i dettagli della sua proposta per rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue: ‘Resilient EU2030’, una roadmap in nove punti per rafforzare la resilienza e la competitività dell’Unione europea, che era stata annunciata quando Madrid ha presentato le priorità del suo semestre di turno alla guida dell’Ue all’inizio di luglio e che sarà al centro del Vertice Ue informale dei capi di Stato o di governo che si terrà a Granada, in Spagna, il prossimo 6 ottobre.
Reindustrializzazione, transizione energetica, giustizia sociale ed economica ma soprattutto unità dell’Unione. Quattro le priorità che dominano la presidenza di Madrid, alla guida dell’Ue per la quinta volta dopo il 1989, il 1995, il 2002 e il 2010. Dal Covid-19 alla guerra energetica della Russia, passando per la concorrenza con gli Stati Uniti e la Cina sui sussidi verdi. I 27 Stati membri Ue hanno ammesso la necessità di affrontare le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento europee evidenziate da tutte le tensioni geopolitiche che l’Ue si è trovata ad affontare negli ultimi anni. Da allora, negli ultimi dodici mesi la Commissione europea ha lanciato l’idea di un Piano industriale per il Green Deal, che conta di tre iniziative legislative: la Legge per l’industria a zero emissioni (Net-Zero Industry Act’), la Legge sulle materie prime critiche (Critical Raw Material Act) e la riforma del mercato elettrico dell’Ue.
Con la strategia presentata venerdì dal premier ad interim Pedro Sanchez, la Spagna intende contribuire al dibattito su come rendere l’Unione strategicamente autonoma. Il documento ha individuato una serie di vulnerabilità strategiche concrete che l’Ue dovrebbe affrontare entro il 2030, tra cui la dipendenza per materie prime e altri beni semilavorati nei quattro settori critici sopra citati (energia, tecnologia digitale, salute e alimentazione). Senza l’attuazione di misure forti da parte dell’Ue, “l’ecosistema energetico europeo potrebbe avere una dipendenza dalla Cina entro il 2030 di natura diversa, ma con una gravità simile, a quella che aveva dalla Russia prima dell’invasione dell’Ucraina”, mette in guardia il rapporto, frutto di un progetto di ricerca previsionale durato quasi un anno, che ha coinvolto oltre 250 esperti e 80 ministeri dei 27 Stati membri, della Commissione europea e del Consiglio dell’Ue, sotto il coordinamento dell’Ufficio nazionale di previsione e strategia del governo spagnolo. Inoltre, sono stati chiamati a consultarsi circa 100 accademici e rappresentanti del settore privato
Sul fronte energetico, attualmente le capacità interne dell’Ue sarebbero in grado di soddisfare solo una piccola parte della domanda di tecnologie pulite richieste dal mercato. Il resto dovrebbe provenire da fonti esterne, principalmente dalla Cina, “che concentra la maggior parte delle materie prime necessarie e detiene quote di mercato dominanti nelle fasi intermedie della filiera”. Ad esempio, si legge ancora, Pechino produce tra il 35 e il 55 per cento dei componenti per pannelli solari e turbine eoliche e il 90 per cento dei magneti permanenti necessari per la produzione di pompe di calore e motori elettrici.
L’Unione europea occupa una posizione di rilievo solo nell’assemblaggio di turbine eoliche e pompe di calore, con una quota di mercato mondiale superiore al 30 per cento. Il documento avverte anche dell’ipotesi di uno scenario simile anche nel settore delle tecnologie digitali. Le previsioni indicano che la domanda di dispositivi come sensori, droni, server di dati, apparecchiature di archiviazione e reti di trasmissione dati aumenterà notevolmente in questo decennio. L’Ue ha una posizione relativamente forte in quest’ultimo settore, ma mostra significative debolezze negli altri: produce solo il 6 per cento dei droni del mondo e l’un per cento dei server e delle apparecchiature di archiviazione dati. Entro il 2030, conclude il rapporto, questa dipendenza dall’estero potrebbe “ostacolare seriamente gli aumenti di produttività di cui l’industria e il settore dei servizi europei hanno urgentemente bisogno”. Inoltre, mette in guardia, l’arretratezza potrebbe ostacolare la modernizzazione dei sistemi agricoli, che sarà essenziale per affrontare il cambiamento climatico, e la digitalizzazione dei sistemi sanitari, che faranno affidamento su nuovi dispositivi indossabili, protesi e altri nuovi dispositivi medici per far fronte all’invecchiamento della popolazione.