Bruxelles – Polonia e diritto all’aborto, qualcosa non va. In Parlamento europeo approdano fatti di cronaca che inquietano anche la Commissione, chiamata a rispondere di un deterioramento della situazione. Una donna che assume la pillola per l’interruzione della gravidanza, costretta a recarsi in ospedale per ragioni di salute e che viene denunciata dal medico perché la legge polacca in materia penalizza l’aborto. “Gli Stati membri sono vincolati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, compreso l’articolo 7 sul rispetto della vita privata e familiare, solo quando attuano il diritto dell’Ue”, ricorda la commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli. Che critica Varsavia: “Ciò non sembra essere il caso della situazione descritta dall’onorevole parlamentare” nella sua interrogazione.
La Polonia dunque non starebbe rispettando diritto Ue né diritti fondamentali. Tanto è vero che da parte di Dalli viene ribadito che “la Commissione incoraggia tuttavia gli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali, anche quando non attuano il diritto dell’Ue“. Perché nel caso polacco si va verso una violazione della convenzione europea per i diritti umani, trattato del Consiglio d’Europa, istituzione non-Ue votata alla promozione e alla difesa dei diritti fondamentali. C’è l’articolo 8, in particolare, a finire nel mirino della Commissione. Stabilisce l’inviolabilità della vita privata e familiare, a meno di ragioni per la sicurezza nazionale. “Gli Stati membri devono rispettare i loro impegni assunti a livello internazionale per ciò che riguarda i diritti fondamentali”, sottolinea Dalli.
I fatti di cronaca, però, suggeriscono che la situazione nello Stato membro orientale dell’Ue si discosti da trattati e convenzioni. La Commissione Ue può poco perché qui le competenze sono degli Stati membri. L’Ue ha condannato la criminalizzazione dell’aborto in Polonia, che però tira dritto.