Bruxelles – Un nuovo Patto europeo che non riguarda tanto l’ambiente, quanto l’agricoltura. A Bruxelles è ufficialmente iniziata la partita delle prossime elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno in tutta l’Unione europea e il gruppo maggioritario al Parlamento europeo è pronto a presentarsi non più solo come il partito degli industriali, ma come il gruppo che parla a nome degli agricoltori e delle aree rurali dimenticate.
“Siamo il partito degli agricoltori e delle aree rurali e ne andiamo fieri, è parte del nostro Dna”, ha rivendicato il presidente del Ppe Manfred Weber, che oggi ha riempito gli scranni dell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles con oltre 600 tra esperti, associazioni di categoria e agricoltori per ufficializzare una nuova visione per l’agricoltura europea di cui il Ppe vuole farsi portavoce. In una conferenza stampa Weber ha confermato che il settore sarà cruciale nel programma elettorale del partito. “Il cibo e la produzione del cibo di alta qualità in maniera sostenibile è molto importante per il futuro dell’Europa, lo abbiamo dato per scontato per troppo tempo”, ha ricordato.
E a battezzare il nuovo Patto per l’agricoltura (che nell’idea del Ppe dovrebbe essere complementare al Green Deal) anche se da remoto, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che così ha cercato di ricucire lo strappo con il suo partito in vista delle prossime elezioni e di una potenziale ricandidatura alla guida dell’esecutivo comunitario. “Sono fermamente convinta che agricoltura e natura possano andare mano nella mano, ma dobbiamo guardare alle sfide che gli agricoltori si trovano ad affrontare in modo che possiate continuare a garantire la sicurezza alimentare in futuro”, ha dichiarato la presidente von der Leyen, consacrando una nuova fase del suo Patto verde per l’Europa – annunciata in prima battuta nel Discorso sullo stato dell’Unione lo scorso 13 settembre – con cui l’esecutivo comunitario vuole garantire sostegno a ciascun settore economico, attraverso un approccio fatto su misura.
Questo il motivo per cui nei nove mesi scarsi che ci separano dalle elezioni europee, la Commissione Ue si propone di lanciare una serie di dialoghi con il mondo dell’industria e con gli agricoltori. Von der Leyen cerca di ricucire lo strappo con la sua famiglia politica ma anche direttamente con il mondo rurale, promettendo nuovo sostegno per affrontare la transizione. Gli agricoltori “sono i custodi della campagna, protettori di antiche usanze e tradizioni, ma molti di loro sono anche i pionieri di un nuovo tipo di agricoltura che adotta nuove tecnologie, dai satelliti ai droni, per aumentare le rese e ridurre i costi, gestite i vostri terreni a beneficio della natura e abbracciate l’innovazione”, ha ricordato. “Questo è il futuro dell’agricoltura, ma il ritmo dell’innovazione è ancora troppo lento e gli agricoltori hanno bisogno di un sostegno adeguato e di una certa prevedibilità per accelerare questa trasformazione”.
Nei mesi scorsi il Green Deal europeo e alcuni dei suoi pilastri ambientali è diventato il bersaglio politico del Ppe. Per alcuni, una mossa politica in vista delle elezioni europee del 2024, per trovare consenso nell’elettorato agricolo. Per altri, un tentativo di delegittimare l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che fa parte della famiglia politica del Ppe e potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato ed è la principale artefice del Patto verde per l’Europa, cardine della sua legislatura. Ad ogni modo, la levata di scudi da parte del centrodestra europeo è un fatto reale e il Ppe fa leva principalmente sulla minaccia della produzione alimentare e sui mezzi di sussistenza degli agricoltori, per attaccare alcune delle legislazioni chiave del Green Deal, tra cui l’obiettivo di ripristinare un quinto degli habitat danneggiati in tutta l’Europa entro il 2030.
“Il Green Deal è stato sostenuto dalla famiglia dei popolari, abbiamo votato 32 su 34 dossier legislativi. E’ il nostro Patto verde, ne siamo orgogliosi, sappiamo che è necessario”, ha cercato di minimizzare Weber, ricordando però che “la politica è una questione di rispetto, di ascolto”. E un nuovo approccio all’ascolto è quello che il Ppe intravede nella decisione di von der Leyen di affidare il dossier del Green Deal al vicepresidente Maros Sefcovic, dopo l’uscita di scena dell’olandese Timmermans. Da quando l’ex vicepresidente del Green Deal, Frans “Timmermans si è dimesso ho l’impressione che ci sia una nuova atmosfera in cui le persone abbiano fiducia che ogni aspetto possa essere basato sui contenuti in una discussione giusta. Dobbiamo convincere i cittadini a sostenere le sfide che ci troviamo di fronte, e a non averne paura”, ha dichiarato ancora il leader dei popolari. “L’approccio all’ascolto che ho visto nel nuovo vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Maros Sefcovic, e nelle parole di Ursula von dell’Unione è quello che ci serve per cooperare e attuare il Green Deal”, ha concluso.