Bruxelles – È una giornata-chiave per la definizione delle priorità del Parlamento Europeo su alcune delle questioni più delicate (e in un certo senso controverse) della politica sulla migrazione dell’Unione e sullo spazio Schengen. Mentre il Gruppo di contatto sull’asilo decideva la sospensione dei negoziati inter-istituzionali sul Regolamento Eurodac e su quello sullo screening a causa dello continuo stallo in Consiglio sull’adozione del mandato sul Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore, gli eurodeputati della commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) hanno dato il via libera alla propria posizione negoziale sulla riforma del Codice frontiere Schengen, mettendo nero su bianco i paletti entro cui si potranno ripristinare i controlli di frontiera all’interno dell’area di libera circolazione.
“Solo in caso di assoluta necessità” e tra questi non compare il concetto di dubbia formulazione della ‘strumentalizzazione’ della migrazione. Con 39 voti a favore, 13 contrari e 12 astenuti, la commissione Libe ha emendato nella sua posizione tutti i riferimenti presenti nella proposta della Commissione Ue ai cosiddetti “attacchi ibridi” – come quello della Bielorussia del 2021, secondo Bruxelles – che prevedono l’invio deliberato (ingannevole e forzato) di persone migranti verso le frontiere esterne dell’Unione da parte di Paesi terzi per destabilizzarne gli Stati membri. In realtà il riferimento non scompare del tutto nella posizione dell’Eurocamera sulla riforma Schengen, in quanto per gli eurodeputati le disposizioni sulla strumentalizzazione “dovrebbero essere coperte da una proposta separata e dedicata, che i legislatori stanno attualmente discutendo“. Il riferimento è alle discussioni sia del Parlamento sia del Consiglio a proposito della proposta sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo, che soprattutto tra i 27 governi Ue sta creando non pochi grattacapi per il tentativo di unirlo a quello in stallo sulle crisi.
La posizione netta degli eurodeputati sulla riforma del Codice frontiere Schengen è una “risposta ai controlli di frontiera sempre più permanenti” all’interno dell’area che ha abolito le frontiere interne. La proposta della Commissione Ue era arrivata il 14 dicembre 2021 e aveva subito mostrato delle criticità non solo sul concetto della strumentalizzazione, ma anche su quello della verosimile discriminazione su base etnica nei controlli sulle frontiere interne dell’area Schengen. Ecco perché in ingresso nell’area Schengen per gli eurodeputati è essenziale avere “regole chiare” e “soluzioni mirate a minacce reali”, come per esempio le emergenze sanitarie transfrontaliere su larga scala (sull’emergenza della pandemia Covid-19), anche se le restrizioni in entrata dovrebbero prevedere esenzioni per cittadini dell’Ue, i residenti di lungo periodo e anche le persone richiedenti asilo.
Per quanto riguarda più precisamente i controlli alle frontiere interne tra i Paesi Schengen, la precisazione è sul fatto che devono essere “giustificati e limitati nel tempo, per un massimo di due anni, se necessario“, mentre per le minacce “più prevedibili” l’asticella sarebbe abbassata a 18 mesi. L’introduzione di questi controlli dovrebbe scattare con la notifica alla Commissione “in risposta a gravi minacce che mettono a repentaglio il funzionamento dello spazio Schengen” e che “colpiscono simultaneamente la maggioranza dei Paesi“, come per esempio il terrorismo “identificato e immediato”. In caso di minaccia persistente, l’autorizzazione per ulteriori controlli alle frontiere andrebbe giustificata dal Consiglio. Ma in alternativa ai controlli alle frontiere si potrebbe spingere sulla cooperazione delle forze di polizia nelle regioni di confine. Per esempio, se durante i pattugliamenti congiunti vengono fermati cittadini di Paesi terzi in posizione irregolare e “ci sono prove che sono arrivati direttamente da un altro Stato Ue”, queste persone possono essere trasferite nel Paese che partecipa ai pattugliamenti congiunti, fatta salva l’eccezione per i minori non accompagnati.
Oltre Schengen, il Patto migrazione e asilo
La riforma delle procedure Schengen si intreccia con il Patto migrazione e asilo presentato dalla Commissione Europea il 23 settembre 2020 e con la tabella di marcia concordata nel settembre 2022 per l’adozione di nove file entro la fine della legislatura (nella primavera del 2024). In fase di negoziati inter-istituzionali ci sono già quattro file: quello sul Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (dal 13 giugno), sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo (iniziati il 18 aprile a livello di principi generali e ripresi il 13 giugno) e i due che da oggi sono sospesi – quello sul Regolamento sullo screening (dal 25 aprile) e sul Regolamento Eurodac modificato (dal 15 dicembre 2022). Sempre il 15 dicembre dello scorso anno è stato raggiunto un accordo politico su tre dossier (ereditati dai negoziati sulle proposte della Commissione del 2016): la Direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento e il Regolamento sulle qualifiche.
Dei nove file del Patto migrazione e asilo secondo la tabella di marcia di settembre 2022 al Consiglio manca ora all’appello proprio il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore (quello su cui si sta incagliando una parte del processo negoziale), mentre il Parlamento Europeo non ha ancora trovato un’intesa sulla Direttiva sui rimpatri (i 27 ministri partono invece dalla posizione parziale negoziata nel giugno 2019).
Al di fuori dei nove dossier previsti dalla tabella di marcia per adottare il Patto migrazione e asilo entro la fine della legislatura (nella primavera 2024) ci sono altre cinque dossier, di cui solo due sono stati adottati: la Direttiva Blue Card nel maggio 2021 e la trasformazione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) nell’Agenzia europea per l’asilo (Euaa), da gennaio dello scorso anno. Dallo scorso 13 giugno è in fase di negoziati inter-istituzionali Direttiva modificata sulla procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico di soggiorno e lavoro, mentre il mandato negoziale sulla Direttiva modificata sui soggiorni di lungo termine deve essere ancora adottata dal Consiglio dell’Ue. Nessuno dei due co-legislatori è invece avanzato sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo, quello a cui dovrebbe essere affidata la definizione di una questione da lasciare fuori dalla revisione del Codice frontiere Schengen.