Bruxelles – La Francia si oppone alle richieste dei Paesi, guidati dalla Germania, che vogliono posticipare l’applicazione di un’imposta del 10 per cento sui veicoli elettrici spediti tra il Regno Unito e l’Unione Europea a partire da gennaio 2024. Il timore del governo francese è che rinviare la tassazione possa dare l’impressione di cedere alle richieste del Regno Unito, che rappresenta quasi un quarto delle esportazioni di veicoli elettrici dell’Unione, contribuendo anche a scoraggiare potenziali investimenti nelle batterie nell’Ue. La richiesta non è senza controindicazioni, anche per la Francia stessa: i dazi potrebbero causare ingenti danni anche a Renault, che è in parte di proprietà dello Stato francese, nonché a Stellantis, proprietaria di Peugeot, Fiat e Opel. La mossa, quindi, è tutta politica: la Francia vuole evitare che consentire un ritardo sulle imposte possa inviare un segnale politico secondo cui un Paese può ottenere vantaggi politici interni derivanti dall’uscita dal mercato unico comunitario senza pagarne le conseguenze.
Ma la proposta francese di rispettare la scadenza del gennaio 2024 per applicare le imposte sulle auto elettrice da e per il Regno Unito non ha incontrato un parere unanime all’interno dell’Unione. “L’Europa dovrebbe sostenere la sua industria nella transizione a emissioni zero come fanno altre regioni, senza ostacolarla. Esiste una soluzione molto semplice e diretta: estendere di tre anni l’attuale periodo di introduzione graduale delle norme sulle batterie. Esortiamo la Commissione a fare la cosa giusta”, ha dichiarato Luca de Meo, presidente Acea (Associazione Europea dei Costruttori di Automobili) e amministratore delegato del Gruppo Renault. Secondo un documento visionato da Bloomberg, le importazioni del Regno Unito dalla Cina hanno rappresentato circa un terzo delle vendite nel 2022, nonostante il dazio del 10 per cento. Ma se i veicoli europei dovessero pagare la stessa tariffa, ci rimetterebbero. “Se l’Ue e la Gran Bretagna si imporranno tariffe a vicenda, ciò non aiuterà la nostra industria, ma solo la Cina”, ha dichiarato al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung il responsabile commerciale dell’Ue Valdis Dombrovskis.
Secondo quanto stabilito durante le trattative post Brexit la direttiva dice che, a partire dal primo gennaio 2024, tutte le auto elettriche in viaggio nella Manica in entrambe le direzioni dovranno avere il 45 per cento dei proprio componenti provenienti dalla Ue o dal Regno Unito. Il 50-60 per cento per quanto riguarda le batterie. Qualora questo non dovesse succedere, il costo da pagare sarebbero dei dazi doganali pari al 10 per cento. Secondo l’Acea, l’unico modo per evitare queste imposte sarebbe quello di approvvigionarsi di tutte le parti della batteria e di alcuni materiali critici per questi componenti nella Ue o nel Regno Unito. Cosa praticamente impossibile da realizzare, soprattutto nei pochi mesi mancanti alla scadenza. “Aumentare i prezzi al consumo dei veicoli elettrici europei, proprio nel momento in cui dobbiamo lottare per quote di mercato a fronte di una forte concorrenza internazionale, non è la mossa giusta, né dal punto di vista commerciale né da quello ambientale – ha affermato de Meo – e così consegneremo effettivamente una fetta del mercato ai produttori globali”.
“Questa tassazione potrebbe costare ai produttori di veicoli dell’Ue 4,3 miliardi di euro nei prossimi tre anni, riducendo potenzialmente la produzione di modelli elettrici di circa 480.000 unità. L’equivalente della produzione di due fabbriche di medie dimensioni”, si legge in una nota Acea. L’associazione fa un appello urgente alla Commissione, chiedendole di agire in modo da impedire immediatamente l’imposizione di tasse sui veicoli a batteria commercializzati tra la Ue e il Regno Unito a partire dal prossimo gennaio. Bruxelles ha cercato di aumentare la produzione nell’Unione in risposta ai massicci sussidi negli Stati Uniti che stanno allontanando gli investimenti dall’Europa e per cercare di diventare meno dipendenti da Pechino. Secondo l’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, gli investimenti nelle catene europee di approvvigionamento delle batterie ci sono, e anche massicci, ma è necessario più tempo per poter soddisfare le regole di origine e poter fronteggiare il mercato asiatico. È da qui che i produttori attualmente acquistano la maggior parte delle batterie per veicoli elettrici, che in genere rappresentano circa il 40 per cento del valore di un’auto.