Dall’inviato a Strasburgo – La tassa sui ricchi divide la delegazione del Partito Democratico a Bruxelles. Una tassa che non si farà, ma che è stata proposta dal gruppo della Sinistra al Parlamento europeo nella proposta emendativa al bilancio pluriennale dell’Unione, votata oggi dall’emiciclo riunito a Strasburgo.
La presidente della Sinistra, Manon Aubry, ha chiesto a nome del gruppo di “introdurre un’imposta patrimoniale europea, che potrebbe generare oltre 200 miliardi di euro per le risorse proprie dell’Ue”. Nel testo dell’emendamento si ricorda che “oltre un terzo dei cittadini europei limita regolarmente la quantità di cibo che consuma” e che “il patrimonio dei più ricchi del mondo, pari allo 0,5 per cento della popolazione, è aumentato del 35 per cento negli ultimi 10 anni”.
Proposta rispedita al mittente: sostenuta da 132 eurodeputati – la Sinistra, i Verdi e una parte dei Socialisti e democratici-, è stata bocciata da una larga maggioranza di 469 membri presenti in aula. In quei 31 S&d che hanno appoggiato l’idea di una tassa europea sul patrimonio, anche Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Giuliano Pisapia, Massimiliano Smeriglio e il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei. Un voto in linea con le posizioni della segretaria dem, Elly Schlein, che pur senza nominare la delicata questione della patrimoniale quest’estate ha sostenuto la necessità di recuperare risorse intervenendo sui redditi da capitale e sulle rendite.
“Non allineata” la maggior parte della delegazione, con Paolo De Castro, Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Daniela Rondinelli, Patrizia Toia, Mercedes Bresso e Franco Roberti che hanno bocciato l’emendamento proposto dall’eurodeputata francese de La France Insoumise. La scelta di voto dei 5 “schleiniani” non è passata inosservata: “Altro che sinistra moderna, moderata e riformista, ecco la risposta di Pd e sinistra alla crisi: più tasse per i cittadini”, hanno dichiarato in una nota gli europarlamentari della Lega Matteo Gazzini e Valentino Grant.