Bruxelles – Nessuna maggioranza a sostegno o contro il rinnovo per altri dieci anni dell’uso del glifosato. Nel voto di oggi (13 ottobre) in seno al comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, gli Stati membri Ue non hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per sostenere o bocciare la proposta della Commissione europea di rinnovare per altri dieci anni (su un totale di quindici) l’uso in Europa del controverso erbicida che divide l’Ue.
Nessuna maggioranza, quindi nessuna decisione per ora. In assenza di una maggioranza qualificata, come prevedono le norme Ue, la Commissione europea poteva scegliere di modificare la proposta e tornare al Comitato o inviarla a un comitato d’appello. La Commissione von der Leyen ha scelto questa seconda opzione e entro la metà di novembre la proposta sarà ri-votata dagli Stati membri in un comitato d’appello, senza modifiche. L’Italia, apprende Eunews da fonti diplomatiche, ha votato a favore della proposta della Commissione, esprimendo alcune “puntualizzazioni” in un documento allegato al voto in cui ha sostenuto di ritenere opportuno evitare l’uso del glifosato nella fase pre-raccolta”, concordando con la proposta della Commissione europea di vietare l’uso del glifosato come disseccante.
Croazia, Austria, Lussemburgo, Germania, Belgio, Francia, Malta e Slovenia non hanno sostenuto la proposta della Commissione europea, contribuendo a rendere impossibile trovare una maggioranza qualificata che si ottiene quando a votare a favore di una proposta è il 55 per cento degli Stati membri (ovvero, 15 Stati su 27), che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione dell’Ue. Questo significa che nella votazione di oggi potrebbero essersi astenuti o aver votato contro (ai fini della maggioranza qualificata, astensione o voto contrario si equivalgono).
La proposta di rinnovo è arrivata lo scorso 20 settembre nelle mani dei ventisette governi, che hanno iniziato già il mese scorso a discuterne a livello di rappresentanti permanenti presso l’Ue. L’uso del contestato erbicida era stato rinnovato per l’ultima volta nel 2017 per soli cinque anni e, in scadenza a dicembre di un anno fa, la licenza è stata rinnovata per ulteriori dodici mesi fino al 15 dicembre di quest’anno. L’erbicida, il più diffuso al mondo, è al centro di una disputa scientifica a livello internazionale a causa della sua presunta cancerogenicità, classificata come ‘probabile’ nel 2015 dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La proposta di rinnovo arriva, ha motivato Bruxelles, dopo che a inizio luglio una relazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso di non aver individuato alcuna “area critica di preoccupazione” per l’uomo, gli animali o l’ambiente che possa impedirne l’uso come erbicida. Il rinnovo questa volta sarà lungo il doppio rispetto all’ultima volta ma impone alcune condizioni per il suo utilizzo. Ad esempio, ne è stato vietato l’uso per il disseccamento (ovvero quando viene utilizzato per asciugare una coltura prima del raccolto), l’impiego dovrà essere accompagnato da “misure di mitigazione del rischio” per l’area circostante, attraverso “zone tampone” di cinque e fino a dieci metri. Questa volta però la proposta di rinnovo lascia molto spazio di manovra agli Stati membri per il rilascio delle autorizzazioni nazionali e della definizione delle condizioni d’uso, oltre al compito di “prestare particolare attenzione” agli effetti sull’ambiente.