Bruxelles – La questione dei rimpatri e una politica efficace in materia anima il già vivace dibattito europeo in materia di immigrazione. Un cambio di marcia è chiesto ai capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’Ue a doppio livello. In vista del vertice dei leader in programma questa settimana (26 e 27 ottobre) è prima la Commissione europea seguita poi dalla Svezia a inserire con rinnovato slancio l’aspetto dei ritorni dei richiedenti asilo.
Nella lettera indirizza ai Ventisette, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sottolinea che alla fine di luglio di quest’anno all’interno dell’Ue sono state emesse 290mila decisioni di espulsione, ma “ne sono stati compiute effettivamente circa 64mila, il che vuol dire che il tasso complessivo di ritorni rimane basso, attorno al 22 per cento”. L’esecutivo comunitario è pronto a dare una mano, con von der Leyen che si offre disponibile ad aiutare gli Stati membri per “mettere in comune risorse e capacità all’interno di un sistema comune dell’Unione europea per i ritorni“.
Per quello che si può, l’Ue c’è. Perché far tornare i richiedenti asilo che non si vedono riconosciuto il diritto di protezione internazionale nel Paese di origine implica avere accordi con i governi di quei Paesi. Von der Leyen comunque promette di adoperarsi.
L’iniziativa di von der Leyen trova consensi, a partire dall’Italia. Il governo di Roma “accoglie positivamente” la lettera, riconoscono fonti diplomatiche europee. Non potrebbe essere diversamente poiché la lettera “sposa l’approccio” del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, della necessità di partenariati con Paesi terzi per canali legali di immigrazione e lotta a flussi legali.
Anche la Svezia trova una sponda importante nell’iniziativa della presidente della Commissione Ue. Gli svedesi vorrebbero che nelle conclusioni del vertice del Consiglio europeo trovasse spazio un riferimento a lavorare di più tra Paesi sui rimpatri. Una scelta presa alla luce dell’attentato a Bruxelles dei giorni scorsi, costati la vita a due turisti svedesi.
“L’attacco terroristico in Belgio ha creato preoccupazione”, riconoscono le stesse fonti, che offrono le precisazioni del caso. “Non si parla di creare un’equazione ‘migranti=terroristi’, ma quello che è accaduto in Belgio è una spia di quanto esiste”, vale a dire “carenze molto gravi in materia di gestione di richiedenti asilo”. Per questo la Svezia chiede di inserire un paragrafo sui rimpatri nelle dichiarazioni finali.