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Home » Politica » Parlamento e Consiglio Ue raggiungono un accordo per una pubblicità politica trasparente

Parlamento e Consiglio Ue raggiungono un accordo per una pubblicità politica trasparente

Le nuove regolere non entreranno in vigore in tempo per essere applicate alle elezioni europee di giugno 2024. Rimane la "clausola di non discriminazione"

Marta Di Donfrancesco</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Marta_DD95" target="_blank">@Marta_DD95</a> di Marta Di Donfrancesco @Marta_DD95
7 Novembre 2023
in Politica

Bruxelles – In arrivo nuove norme per regolamentare la pubblicità politica a pagamento. Ieri (6 novembre) il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo, ancora provvisorio, per rendere le campagne elettorali e referendarie più trasparenti e resistenti alle interferenze.

Il testo, che non potrà entrare in vigore finché il Consiglio e l’Eurocamera non lo adotteranno formalmente, non verrà applicato prima di 18 mesi. Ciò implica che non varrà per la campagna elettorale per le elezioni europee del 6 – 9 giugno 2024. Saranno applicate per le europee del prossimo giugno, invece, le misure sulla fornitura non discriminatoria di pubblicità politica transfrontaliera (anche per partiti politici e gruppi politici europei): la “clausola di non discriminazione“, che stabilisce che i servizi non possono essere limitati esclusivamente in base al luogo di residenza dello sponsor della pubblicità politica, rimarrà quindi valida.

“I cittadini saranno in grado di individuare facilmente la pubblicità politica online e chi la sta dietro. Le nuove regole renderanno più difficile per gli attori stranieri diffondere disinformazione e interferire nei nostri processi liberi e democratici”, ha dichiarato il relatore del regolamento Sandro Gozi, del gruppo di Renew Europe. “Abbiamo anche assicurato un ambiente favorevole per la campagna transnazionale in tempo per le prossime elezioni del Parlamento europeo”, ha poi aggiunto. La necessità di arrivare a un nuovo accordo è data dal fatto che le norme nazionali già esistenti in materia non sono più adatte, dato che la maggior parte della pubblicità politica si è ormai spostata online e che diversi Stati membri hanno legiferato o intendono legiferare in questo settore, col rischio che aumenti la frammentazione dei regimi in tutta l’Unione.

Oggetto dell’intesa è la pubblicità politica a pagamento, soprattutto quando diffusa online. I co-legislatori dell’Ue hanno concordato sulla necessità che questa venga chiaramente etichettata, di modo da rendere più facile per i cittadini, le autorità e i giornalisti, tra le altre cose, l’ottenere informazioni su chi finanzia uno spot pubblicitario, il luogo in cui è stabilito, l’importo pagato e l’origine del finanziamento. Non solo: gli eurodeputati hanno introdotto il divieto per gli enti di paesi terzi di sponsorizzare pubblicità politica nell’Unione europea nei tre mesi precedenti un’elezione o un referendum. Lo scopo di questa decisione è quello di impedire agli sponsor extra-Ue di interferire nei processi democratici europei. Le pubblicità politiche online e le informazioni correlate saranno poi conservate in un archivio accessibile al pubblico per un periodo massimo di sette anni, che sarà creato dalla Commissione 24 mesi dopo l’entrata in vigore delle norme.

Newsletter inviate da partiti politici, fondazioni o altri enti senza scopo di lucro ai propri membri non saranno soggette a restrizioni, perché considerate come comunicazioni interne. Sarà invece vietata la pubblicità politica basata sulla profilazione utilizzando categorie particolari di dati personali come etnia, orientamento sessuale o religione, così come vietato sarà l’utilizzo dei dati dei minori. I fornitori potranno usare i dati personali per rivolgersi agli utenti soltanto quando questi avranno espressamente dato il loro consenso all’uso ai fini della pubblicità politica online. A tutela della libertà d’espressione, i co-legislatori hanno deciso anche che le opinioni personali o politiche, così come qualsiasi contenuto giornalistico non sponsorizzato o le comunicazioni sull’organizzazione delle elezioni da parte di fonti ufficiali nazionali o dell’Ue non sono toccate da queste regole. Nel caso di violazioni ripetute delle norme, ci sarà la possibilità di imporre sanzioni periodiche fino al 6 per cento del reddito o del fatturato annuo di un fornitore di pubblicità, in linea con la legge sui servizi digitali.

 

Tags: Consiglio dell'Ueelezioni europeelegge sui servizi digitaliparlamento europeopubblicità politicaSandro Gozi

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