Bruxelles – I record negativi sul surriscaldamento globale ormai vengono frantumati anno dopo anno, mese dopo mese. E ora è praticamente certo: il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato sulla Terra. A certificarlo è il Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio del programma Ue Copernicus sui cambiamenti climatici, pubblicando il rapporto sulle anomalie delle temperature registrate nel mese di ottobre. “Possiamo affermare con quasi certezza che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato e che attualmente si trova 1,43 gradi centrigradi al di sopra della media pre-industriale”, ha messo in chiaro la vicedirettrice C3S, Samantha Burgess, che ha sottolineato come “il senso di urgenza per un’azione ambiziosa sul clima in vista della Cop28 non è mai stato così alto“.
Dopo quattro mesi in cui i record “sono stati spazzati via”, per l’anno solare in corso – da gennaio a ottobre – “la temperatura media globale è la più alta mai registrata“, con un aumento di +0,1 gradi centigradi rispetto alla media degli stessi dieci mesi del 2016.
Secondo quanto reso noto dal rapporto di Copernicus, quello del 2023 è stato il mese di ottobre più caldo di sempre a livello globale (in Europa il quarto), con una temperatura media dell’aria superficiale di 15,30 gradi. Si tratta di un +0,85 gradi rispetto alla media di ottobre 1991-2020 e +0,40 gradi rispetto al precedente ottobre più caldo, ovvero quello del 2019. Quello appena trascorso è un mese che ha visto un aumento della temperatura di 1,7 gradi in più rispetto alla stima della media di ottobre per il periodo 1850-1900, il periodo di riferimento preindustriale designato, mentre la temperatura media della superficie del mare è stata di 20,79 gradi, “la più alta mai registrata per il mese di ottobre”. Tirando le fila, “l’anomalia della temperatura globale per l’ottobre 2023 è stata la seconda più alta tra tutti i mesi dopo settembre 2023“.
Come segnala Copernicus, ottobre di quest’anno si è anche distinto come “il sesto mese consecutivo in cui l’estensione del ghiaccio marino antartico è rimasta ai minimi storici per il periodo dell’anno” – con un valore mensile dell’11 per cento inferiore alla media – mentre l’estensione del ghiaccio marino artico “ha raggiunto il settimo valore più basso di ottobre, con un 12 per cento al di sotto della media”.
Dopo l’estate di cambiamenti climatici, nel rapporto vengono anche segnalate alcune variabili idrologiche. La tempesta Babet ha colpito l’Europa settentrionale e la tempesta Aline ha interessato Portogallo e Spagna, “portando inondazioni e forti precipitazioni” superiori alla media in gran parte del continente europeo, ma anche il sud-ovest del Nord America, parti della penisola arabica, regioni dell’Asia centrale e della Siberia, Cina sud-orientale, Brasile, Nuova Zelanda e regioni dell’Africa meridionale. “Tali condizioni sono state spesso associate al transito di cicloni che hanno provocato forti piogge e danni ingenti”, mentre gran parte dell’emisfero meridionale extratropicale è stato interessato da “clima più secco della media e siccità”, avverte il programma Copernicus.