Bruxelles – I tassi di interesse non saranno tagliati prima di luglio 2024. Christine Lagarde aggiunge un nuovo capitolo alla politica monetaria della Banca centrale europea da lei presieduta. Dopo dieci rialzi consecutivi dei tassi quale risposta all’alta inflazione nell’eurozona, a ottobre Lagarde ha annunciato la pausa. I tassi restano invariati, ma parlare di riduzione è prematuro. La valutazione su un’eventuale riduzione non avverrà prima dei “due prossimi trimestri”, precisa in una conversazione col Financial Times a Londra. Il trimestre in corso si chiude a fine dicembre, e i prossimi due coprono la prima metà del prossimo anno.
Almeno fino a luglio, dunque, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale non scenderà sotto la soglia del 4,5 per cento, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale non si sposterà dalla soglia del 4,75 per cento e il tasso di interesse sulla linea di deposito non verrà abbassato rispetto al 4 per cento.
Il motivo è nelle aspettative, che a Francoforte non sono delle migliori. “Ci sarà una ripresa di numeri probabilmente più alti in futuro”, continua Lagarde. Vuol dire che l’inflazione potrebbe tornare a correre, complici anche le turbolenze in Medio Oriente. Un orientamento condiviso a Bruxelles, dove timori analoghi non mancano. “Finora l’impatto delle tensioni in Medio Oriente sui mercati energetici è stato contenuto, ma esiste il rischio di un aumento dei prezzi se il conflitto dovesse intensificarsi”, ha ammesso il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, nel corso delle conferenza stampa di fine lavori dell’ultima riunione dell’Eurogruppo, l’8 novembre. “Naturalmente, queste nuove tensioni geopolitiche aumentano ulteriormente i rischi e l’incertezza”.
Alla luce di queste considerazioni la Commissione europea starebbe rivedendo in senso peggiorativo le stime di crescita. Le previsioni economiche sono attese la prossima settimana (15 novembre) e si è ancora nella fase di messa a punto, ma la politica aggressiva della Bce ha come rischio calcolato proprio questo. Per ridurre l’inflazione occorre frenare la produzione. La stessa Banca centrale europea ha avuto modo di riconoscerlo, e l’esecutivo comunitario non può non tenerne conto.