Bruxelles – Un altro Paese Ue al voto prima delle elezioni europee del 6-9 giugno del prossimo anno. Dopo le dimissioni del premier socialista, António Costa, martedì (7 novembre), il Portogallo tornerà anticipatamente alle urne il 10 marzo 2024. Ad annunciarlo è stato nel pomeriggio di ieri (9 novembre) il presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, a seguito dei colloqui con il Consiglio di Stato e con i leader dei principali partiti in Parlamento.
La Costituzione del Portogallo dà al presidente della Repubblica il diritto di nominare un nuovo primo ministro senza necessariamente indire elezioni anticipate, ma Rebelo de Sousa ha spiegato nella dichiarazione alla nazione che “è fondamentale” che non ci siano dubbi sulla legittimità del nuovo capo di governo, dopo il “vuoto che ha sorpreso e turbato i portoghesi”. Il riferimento è alla bufera dell’inchiesta di presunta corruzione legata ad alcuni progetti per la transizione verde nel Paese, che ha coinvolto (al momento solo sul piano delle conseguenze politiche) anche il premier in carica e segretario generale del Partito Socialista. Ecco perché gli elettori portoghesi saranno di nuovo chiamati alle urne dopo soli due anni dall’ultima tornata che aveva visto trionfare i socialisti di Costa, ma le tempistiche sono rallentate da una necessità urgente per il Paese: l’approvazione definitiva della legge di bilancio 2024. Come messo in chiaro dal presidente Rebelo de Sousa, il Parlamento sarà sciolto solo dopo il voto finale previsto per il prossimo 29 novembre, dal momento in cui il bilancio “permetterà di soddisfare le aspettative” dei cittadini e “monitorare l’attuazione del Pnrr”, ha sottolineato con forza il capo di Stato.
Lo scenario politico in Portogallo
Lo scenario tracciato dal presidente Rebelo de Sousa è quello della pubblicazione del decreto di scioglimento del Parlamento tra fine dicembre e inizio gennaio, per convocare gli elettori alle urne 60 giorni più tardi dal provvedimento formale. Costa ha accettato di rimanere primo ministro ad interim fino al prossimo 10 marzo, dopodiché con tutta probabilità lascerà la scena politica nazionale. Favorito dalla decisione del presidente di posticipare la data delle elezioni a marzo (e non a gennaio/febbraio come richiesto dai partiti di opposizione), in questi quattro mesi il Partito Socialista dovrà trovare il candidato che prenderà il testimone dalle mani del premier in carica ininterrottamente dal 2015 e segretario di partito dal 2014, con il principale obiettivo di frenare la verosimile emorragia di voti degli elettori portoghesi. Oggi i socialisti controllano 120 seggi su 230 all’Assemblea nazionale, governando senza alleati.
Il primo indiziato che beneficerà di un possibile crollo del Partito Socialista è la principale forza di opposizione, il Partito Social Democratico di centro-destra (affiliato al Partito Popolare Europeo). “È urgente ristabilire la fiducia e il prestigio delle istituzioni democratiche“, ha commentato il leader del partito (e candidato alle elezioni), Luís Montenegro, immediatamente dopo la decisione del presidente Rebelo de Sousa di tornare a elezioni anticipate. La vera questione però riguarda non tanto se, ma con quale percentuale il Psd potrebbe vincere la prossima tornata elettorale. Al momento ci sono forti dubbi che il partito di centro-destra riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi (come i socialisti in questa legislatura) e per questo motivo gli occhi sono puntati sul partito di estrema destra Chega, oggi terza forza in Parlamento con 12 seggi dietro al Psd con 77. Anche se Montenegro si è finora opposto a qualsiasi tipo di alleanza con gli ultranazionalisti, non è da escludere che il presidente del partito e candidato di Chega, André Ventura, possa diventare l’ago della bilancia per la formazione o il sostegno del prossimo governo in Portogallo.