Bruxelles – Una svolta clamorosa e inaspettata a nemmeno una settimana dallo scoppio del caos politico in Portogallo, scaturito dalle dimissioni del primo ministro, António Costa, per il presunto coinvolgimento nell’inchiesta sulla corruzione legata ad alcuni progetti per la transizione verde e digitale nel Paese. Presunto, ma ora quasi certamente non reale coinvolgimento, dal momento in cui lo stesso ufficio del procuratore incaricato delle indagini ha ammesso ieri (12 novembre) di aver commesso un errore nella trascrizione di un’intercettazione: il nome del premier è stato confuso con con quello del ministro dell’Economia, António Costa Silva.
Come riportato dall’avvocato del consigliere del primo ministro, Diogo Lacerda Machado, lo stesso indagato ha segnalato alla Procura della Repubblica l’errore nelle trascrizioni durante il suo interrogatorio “e la Procura della Repubblica lo ha riconosciuto”. La questione riguardava un’intercettazione tra Lacerda Machado e il direttore generale di Start Campus (data center a Sines), Afonso Salema, in cui quest’ultimo avrebbe suggerito al consigliere del premier di parlare con “qualcuno del governo” per chiedere alla Commissione Europea di modificare i codici di attività economica per i centri dati. “Lacerda Machado dice che se si tratta del ministero dell’Economia, ‘troverò il modo di parlare’ – e questo è trascritto – con António Costa”, ha riferito l’avvocato. “Questo è assurdo”, perché Lacerda Machado “se vuole parlare con António Costa prende il cellulare e lo chiama”, ma “si trattava di parlare con il ministro dell’Economia, António Costa Silva”, come “si sente” in altri passaggi delle intercettazioni.
Parlando dell’errore della Procura, l’avvocato ha sottolineato che “quando sono involontari, non sono ovviamente gravi da un punto di vista soggettivo, ma sono gravi da un punto di vista oggettivo”. Perché dopo la notizia del presunto coinvolgimento del leader socialista e premier del Paese dal 2015 nel caso di corruzione legato a operazioni su litio, idrogeno verde e centro dati di Sines, sono arrivate le immediate dimissioni e la decisione del presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, di tornare a elezioni anticipate il prossimo 10 marzo. In un messaggio alla nazione martedì scorso (7 novembre) Costa ha dichiarato che non poteva rimanere al suo posto, ma ha affermato la sua innocenza rispetto a “qualsiasi atto illegale o riprovevole”. Dopo aver accettato le dimissioni del premier, il presidente Rebelo de Sousa ha deciso di non assegnare la guida di un nuovo governo a un membro del Partito Socialista al governo, ma di sciogliere il Parlamento dopo l’approvazione definitiva della legge di bilancio 2024 (prevista a fine mese) e di convocare gli elettori alle urne all’inizio del prossimo anno.
La situazione politica in Portogallo
La Costituzione del Portogallo dà al presidente della Repubblica il diritto di nominare un nuovo primo ministro senza necessariamente indire elezioni anticipate, ma Rebelo de Sousa ha spiegato giovedì scorso (9 novembre) nella dichiarazione alla nazione che “è fondamentale” che non ci siano dubbi sulla legittimità del nuovo capo di governo, dopo il “vuoto che ha sorpreso e turbato i portoghesi”. La vera domanda è se ci saranno ripensamenti da parte del capo di Stato portoghese, non tanto sulle dimissioni di Costa – che sono già state accettate – ma sulla possibilità di affidare all’ex-ministro delle Finanze (dal 2015 al 2020) ed ex-presidente dell’Eurogruppo (dal 2018 al 2020), Mário Centeno, la guida del governo senza passare da elezioni anticipate, come suggerito dall’ormai ex-premier nel momento del passo indietro.
Se invece si continuerà la strada del ritorno alle urne, Costa rimarrà premier ad interim fino al 10 marzo 2024. Il Partito Socialista – che oggi controlla 120 seggi su 230 all’Assemblea nazionale e governa senza alleati – dovrà trovare un candidato che riesca a frenare la verosimile emorragia di voti degli elettori portoghesi. A beneficiare delle elezioni anticipate dovrebbe essere senza sorprese il Partito Social Democratico di centro-destra (affiliato al Partito Popolare Europeo), anche se non è certo che riuscirà a conquistare una percentuale di preferenze sufficiente per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Ecco perché bisogna fare attenzione alla crescita dell’estrema destra Chega, oggi terza forza in Parlamento con 12 seggi: anche se il leader del centro-destra, Luís Montenegro, si è finora opposto a qualsiasi tipo di alleanza con gli ultranazionalisti, non è da escludere che il presidente del partito e candidato di Chega, André Ventura, possa diventare l’ago della bilancia per la formazione o il sostegno del prossimo governo in Portogallo.