Bruxelles – La Commissione europea è al lavoro per pubblicare entro fine dicembre un regolamento di implementazione alla nuova direttiva Ets (che dal 2024 si applicherà anche al trasporto marittimo) per scongiurare possibili effetti negativi su alcuni porti del Mediterraneo, tra cui quello di Gioia Tauro in Calabria. Con la nuova tassa sulle emissioni delle navi che entrerà in vigore a partire dal 2024 nel quadro della più ampia revisione del mercato europeo del carbonio, nei mesi scorsi in Italia è emersa preoccupazione per l’applicazione della direttiva Ets (Emissions Trading System) al settore dei porti, e in particolare a quelli come Gioia Tauro specializzato nel trasbordo dei container.
Il tema, caro all’Italia, è stato al centro di un incontro questa mattina al Parlamento europeo tra il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Maros Sefcovic, con il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, e la vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputata Pd, Pina Picierno, che ha riferito ai giornalisti di un incontro “costruttivo” e di un impegno da parte della Commissione europea per trovare “una soluzione”. Il problema si pone perché con l’applicazione dell’Est ai porti Ue una nave diretta in Ue potrebbe “aggirare” la tassa imposta sulle emissioni semplicemente attraccando in porti vicini ma fuori dai confini dell’Unione europea. Con il rischio di svantaggiare la competitività dei porti europei.
Nella bozza di regolamento delegato, visto da Eunews, la Commissione europea punta di fatto a equiparare i porti di Tangeri (Tangeri Med) e d’Egitto (Port Said) allo stesso regime fiscale applicato a quelli europei. In sostanza, saranno le autorità dei singoli Stati membri a tassare le navi che si fermano con i carichi in quei porti “come se facessero tappa a Gioia Tauro” o ad altri porti dell’Ue. Picierno ha parlato ai cronisti di una soluzione (se pure parziale) raggiunta “grazie al lavoro congiunto con le istituzioni europee che abbiamo fatto”.
Nella realtà, lo stesso testo della nuova direttiva sull’Ets già prevede che la Commissione europea debba presentare entro il 31 dicembre un atto delegato “con un elenco dei porti di trasbordo di container limitrofi”, aggiornandolo successivamente ogni due anni entro il 31 dicembre. Tali atti di esecuzione – si legge nel testo della direttiva Ets – elencano un porto come porto di trasbordo di container limitrofo “qualora la quota di trasbordo di container superi il 65 per cento del traffico totale di container di tale porto durante l’ultimo periodo di dodici mesi per il quale sono disponibili dati pertinenti, e qualora tale porto sia situato al di fuori dell’Unione, ma a meno di 300 miglia nautiche da un porto sotto la giurisdizione di uno Stato membro”.
Nulla di nuovo, dunque. E’ la stessa direttiva parte del pacchetto ‘Fit for 55’ che vincola l’esecutivo comunitario a elencare i porti “che si trovano a 300 miglia marittime” dall’Ue, equiparandoli alla normativa europea. Resta però – come evidenzia Picierno – “il problema delle rotte extra Ue”, dal momento che l’Unione europea può tassare solo le navi che poi arrivano nei porti europei. Ad esempio, se una nave dovesse partire da Shangai, facendo tappa a Gioia Tauro e ripartire per New York, in questo caso il problema rimarrebbe. Per Agostinelli Gioia Tauro “è un porto che cresce perché si estende su 1,8 mln di metri quadrati”. Lo scalo calabrese dà lavoro ad almeno “4.500 persone, di cui 2mila portuali diretti”, il resto nell’indotto.