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Home » Economia » Eurozona, il Medio Oriente frena la crescita nel 2023 e nel 2024. Aumenta l’inflazione

Eurozona, il Medio Oriente frena la crescita nel 2023 e nel 2024. Aumenta l’inflazione

Nelle previsioni economiche d'autunno -0,2 per cento per quest'anno e -0,1 per cento per il prossimo anno. L'allarme su rischio di interruzioni energetiche. Gentiloni: "Guardando al 2024, crescita modesta"

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
15 Novembre 2023
in Economia

Bruxelles – La guerra in Ucraina che prosegue, il conflitto in Medio Oriente che si ripropone in modo violento. E poi la Cina e i cambiamenti climatici. Tutti fattori che hanno “ulteriormente accresciuto l’incertezza” generale con “rischi che offuscano le prospettive“. Il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, sintetizza così il contenuto delle previsioni economiche d’autunno. Qui l’esecutivo comunitario attende il Pil dell’eurozona all0 0,6 per cento nel 2023 e all’1,2 per cento nel 2024. Rispetto alle stime di luglio si tratta di un -0,2 per cento e un -0,1 per cento rispettivamente. Anche l’Ue conoscerà una contrazione della crescita: 0,6 per cento nel 2023 e 1,3 per cento nel 2024, per correzioni al ribasso, rispettivamente, di 0,2 e 0,1 punti percentuali rispetto alle precedenti stime.

Alla fine l’Europa e la sua area dell’euro evitano la ‘crescita zero’ che gli ultimi dati Eurostat lasciavano intendere. Ma sarà comunque crescita ‘zero virgola’. “I dati confermano che il 2023 è stato un anno difficile”, e in generale “nell’Ue il momento della crescita resta debole“, ammette Gentiloni. Che però non fa drammi. Le stime erano per certi aspetti attese e già annunciato. “Le forti pressioni sui prezzi e la stretta monetaria necessaria per contenerle, nonché la debolezza della domanda globale, hanno messo a dura prova famiglie e imprese”, riconosce il commissario per l’Economia. “Guardando al 2024, prevediamo un modesto aumento della crescita in quanto l’inflazione si allenta ulteriormente”. Per ora.

Perché finora l’impatto del conflitto in Medio Oriente sui mercati energetici “è stato contenuto”, riconosce l’esecutivo comunitario. Tuttavia, recitano le previsioni d’autunno, “esiste il rischio di interruzioni dell’approvvigionamento energetico che potrebbero potenzialmente avere un impatto significativo sui prezzi dell’energia, sulla produzione globale e sul livello generale dei prezzi”. Per questo il dato dell’inflazione è stato corretto, in senso peggiorativo. Se per il 2023 l’indice del costo della vita resta invariato (5,6 per cento per l’eurozona e 6,5 per cento per l’Ue), per il 2024 l’esecutivo comunitario attende un livello più alto di 0,3 punti percentuali rispetto al preventivato. Inflazione dunque al 3,2 per cento nell’area dell’euro e al 3,5 per cento nell’Ue. Previsto un calo nel 2025 (2,2 per cento e 2,4 per cento rispettivamente).

“Anche gli sviluppi economici nei principali partner commerciali dell’UE, in particolare la Cina, potrebbero comportare rischi”. Senza dimenticare fenomeni meteorologici estremi. Ondate di caldo, incendi, siccità e inondazioni sono citati come elementi di criticità per l’andamento economico generale. Le calamità naturali “hanno imperversato in tutto il continente e illustrano le drammatiche conseguenze che il cambiamento climatico può avere non solo per l’ambiente e le persone colpite, ma anche per per l’economia”.

C’è poi l’incognita legata alle ripercussioni delle scelte compiute fin qui dalla Banca centrale europea. L’aumento dei tassi decretato nell’autonomia del proprio mandato per contrastare l’alta inflazione rischia di produrre contraccolpi. “La trasmissione della stretta monetaria potrebbe gravare sull’attività economica più a lungo e in misura maggiore di quanto previsto in queste previsioni“, avvertono i servizi della Commissione europea. Ciò perché l’adeguamento di imprese, famiglie e finanze pubbliche al contesto di tassi di interesse elevati “potrebbe rivelarsi più impegnativo”.
 
Del resto, riconosce il commissario per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, già adesso è possibile rilevare che “le forti pressioni sui prezzi e la stretta monetaria necessaria per contenerle, nonché la debolezza della domanda globale, hanno messo a dura prova famiglie e imprese”.
 
Nessuna critica, quanto una presa d’atto di una situazione caratterizzata da tanti, troppi fattori di rischio al ribasso. Il Medio Oriente certamente può giocare un ruolo, determinate, ma non c’è solo questo a offuscare le prospettive dell’Unione europea e della sua eurozona. In questo contesto Gentiloni insiste sulla necessità di un accordo per la riforma del patto di stabilità. “Resto convinto che sia fondamentale avere regole di bilancio comuni. L’importante è che non ci discosti troppo dalla proposta della Commissione, che è equilibrata e utile per tutti gli Stati membri, soprattutto l’Italia”.
Tags: aumento tassiBanca Centrale europeabcecrescitaenergiaeurozonainflazioneMedio OrientePaolo Gentiloniprevisioni economicheprevisioni economiche d'autunnotassiUeValdis Dombrovskis

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