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Home » Economia » Poca crescita e debito in aumento, l’Ue accende i riflettori sull’Italia

Poca crescita e debito in aumento, l’Ue accende i riflettori sull’Italia

Le previsioni economiche d'autunno tagliano il Pil tricolore dello 0,2 per cento per il 2023. Sofferenza nel 2024 e ultimo posto nel 2025. Pesa l'incertezza globale e l'aumento dei tassi della Bce. Bruxelles: "Avanti con l'attuazione del Pnrr"

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
15 Novembre 2023
in Economia

Bruxelles – Poca crescita, e debole. Un debito che invece di ridursi aumenta. Livelli di investimenti tra i pià bassi d’Europa. Il tutto con i venti di incertezza che soffiano dal resto del mondo per l’instabilità data da due guerre in corso, in Ucraina e in Medio Oriente. L’immediato futuro dell’Italia che la Commissione europea traccia nelle previsioni economiche d’autunno non è dei migliori. La crescita per il 2023 viene tagliata di 0,2 punti percentuali: non più 0,9 per cento come previsto a luglio, bensì 0,7 per cento. Nel 2024 Bruxelles vede uno 0,1 per cento in più. Prodotto interno lordo allo 0,9 per cento, dunque, ma tra i più bassi dell’Ue. Peggio dell’Itali solo Svezia (-0,2 per cento), Finlandia e Germania (0,8 per cento). Nel 2025, poi, anche con una crescita dell’1,2 per cento, l’Italia sarà ultima per performance economica.

Italia che cresce poco sì, ma comunque Bruxelles conta sulla capacità del governo Meloni di attuare gli investimenti previsti. Perché le previsioni economiche recitano, nel caso italiano, che il Pil tricolore “è destinato ad accelerare allo 0,9 per cento nel 2024 e all’1,2 per cento nel 2025, grazie agli investimenti finanziati dal Recovery Fund”, lo strumento finanziario che sostiene i Pnrr. Dunque nello scenario prodotto per il Paese si dà fiducia alla squadra di governo, e si assume che saprà tenere fede agli impegni in termini di politiche da mettere in cantiere, soprattutto per quanto riguarda le transizioni verde e sostenibile.

Per una crescita anemica o quasi ci sono conti pubblici che peggiorano: “Si prevede che la riduzione del rapporto deficit pubblico e debito/PIL si fermerà nel 2024-2025“. La traiettoria discendente si ferma quest’anno. Alla fine del 2023 il rapporto debito/Pil diminuirà “leggermente “al 139,8 per cento, per poi passare al 140,6 per cento nel 2024 e al 140,9 per cento entro il 2025 a causa del “differenziale tra crescita economica e tasso di interesse che diventerà meno favorevole”. E’ un effetto delle politiche monetarie della BCE e dell’aumento dei tassi di interesse, previsto peraltro dalla stessa Banca centrale europeo.

Ma per l’Italia c’è un problema di contro-tendenza generale. “Si prevede che il debito pubblico e i deficit continuino a diminuire, anche se in modo più graduale“, precisa il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ma non è questo il caso, quando si guardano i dati dell’Italia.

Anche il livello di deficit italiano sarà motivo di osservazione da parte della Commissione. A differenza del debito, il rapporto deficit/Pil è previsto in calo: 5,3 per cento alla fine di quest’anno, 4,4 per cento nel 2024 e 4,3 per cento nel 2025. Valori ben al di sopra della soglia del 3 per cento, che resterà invariata qualunque sarà l’esito dei negoziati sul nuovo patto di stabilità poiché incardinato nei trattati sul funzionamento dell’Unione europea. Un dato che non agevola il negoziato soprattutto nei confronti di partner che vorrebbero l’effettiva riduzione degli squilibri, vera e non a parole. 

Non una buona pagella per il governo, dunque. In un contesto deteriorato per tutti, sulla scia delle tensioni internazionali (guerra in Ucraina e conflitto in Medio Oriente) e politica monetaria restrittiva, la situazione per il Paese non risulta affatto esaltante. Oltretutto arriva la critica per la politica sulle pensioni. Guardando al debito, “la spesa primaria comprende l’indicizzazione delle pensioni all’elevata inflazione del 2023, la proroga e la modifica di specifici programmi di pre-pensionamento”. Un indicazione su dove intervenire.
 
L’aumento delle pensioni di per sé non è qualcosa da stigmatizzare. Ma una simile misura, in un Paese popolato principalmente da anziani, i giovani che vanno via, un tasso di natalità basso e un mercato del lavoro fondato su contratti atipici e partite Iva, risulta controproducente. Le raccomandazioni specifiche per Paese saranno pubblicate la settimana prossima (21 novembre), ma emerge già un’indicazione su dove l’Italia e la sua classe politica dovranno intervenire.
 
Tags: conti pubblicicrescitadebitodeficititaliaPaolo Gentiloniprevisioni economicheprevisioni economiche d'autunnoriformeUeValdis Dombrovskis

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